La scuola che sogno

Appunti sul Tempo – di Maddalena De Bernardi

La scuola che sogno è un’ora di immaginazione al giorno, per tutti quanti, tutta la vita. Sì, tutta la vita. Un’ora al giorno.

Un’ora per sognare, immaginare, stare con i gomiti appoggiati e viaggiare oltre al riquadro della finestra. Un’ora per impastare, tagliare, seminare, disegnare. Un’ora per chiudersi nel mondo di sé – e chissà dove ci porterà – come si augurava cent’anni fa Virginia Woolf solo che non è un luogo ma un tempo.

La nostra stanza è il nostro Tempo, quello fatidico che prendiamo per noi anche a costo di rubarlo, fosse anche solo per un momento. È il tempo per ridere e per piangere, per travestirsi e dimenticarsi, per rifarsi delle cose brutte e reinventarsi la bellezza.

C’è un archivio di istanti da qualche parte, dove condividiamo la memoria del mondo per immaginarci la vita. Immaginazione, la parola magica che trasforma il presente in futuro. IMMAGIN/AZIONE. Ne abbiamo bisogno per crescere sognatori. E non è vero che a un certo punto si smetta di crescere: ci trasformiamo, attimo per attimo. Ogni giorno è un viaggio che non conosco.

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L’altrove è un atto di immaginazione

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