Un cassetto di vecchie lettere trovate per caso. Quando siamo venuti a stare nella casa in cui viviamo – una vecchia casa di montagne tra fantasmi, soffitte di ragni e libri, come mi piace definirla – abbiamo trovato due scatole piene di lettere. Come si usava fare un tempo, le lettere erano ben legate e suddivise da nastri ed elastici. A dire il vero non c’erano solo le lettere: insieme alla carta ricoperta da grafie minuziose, ingialliti dagli anni, c’erano fotografie, biglietti di nave e di aerei, compresse per la tosse, occhiali e molti altri oggetti che noi abbiamo spolverato e riposto con cura nei cassetti. Anche le lettere sono ancora lì, in un settimanale appartenuto a mio paterno, il quale aveva un bar, negli anni Cinquanta e Sessanta, che si chiamava Bar Italia: un nome che mi sembra emblema del dopoguerra, del Novecento, della ricostruzione e dei sogni di tanti, delle sconfitte e della resilienza, come si usa dire adesso, che forse non è altro che la tenacia e la capacitrà di stringere i denti che avevano quei ragazzi di un tempo. Ragazzi e ragazze sfrontati e pieni di bellezza, arroganti e modesti, con la testa piena di idee, rivoluzione e un pizzico di arroganza, forse, come sempre sono gli adolescenti, che per tracciare il mondo hanno bisogno di tirare una riga sul passato e andare avanti prepotenti e liberi per la loro strada. La loro strada, che è poi la nostra: lo è stata, lo sarà, lo è ogni volta, con ogni bambino e bambina che si affacciano al mondo.

Quando ti sei affacciato tu, al mondo, e sei diventato abbastanza grande per parlarlo, mi hai chiesto questa domanda. Ripetutamente. Com’era il mondo una volta? Siamo partiti da questo, ogni giorno. Com’era il mondo una volta? Come si buttavano le cose? Come si illuminavano le case? Tante di quelle conversazione non le ho ancora trascritte, ma sono ancora qui fra il cuore e la mente: ogni giorno andiamo a cercarle nel mondo le risposte a queste domande. Anche le lettere stanno ancora lì in quel cassetto, piano piano ruberò il tempo per condividerne una e forse, una alla volta, piano piano si dipanerà il filo del tempo. Nella speranza che altri occhi e cuori si aggiungano ai miei nella lettura e nella condivisione.

26 maggio

Sopravvissuti

25 aprile