Il senso di una passeggiata

Ovvero di una piccola passeggiata estiva fra le montagne dell’Appennino in compagnia di un viaggiatore intergalattico: dimentica il tempo

🌀 raccogliere bastoncini
🌀 entrare con i piedi nell’acqua, che sia pozzanghera o ruscello, che tu abbia o no le scarpe adatte
🌀 sentire quant’è bello il rumore del fango cik ciak e affondarci dentro con i piedi – anche se poi saranno tutte da pulire quelle suole
🌀 avere sete subito alla prima salita e ricordarsi l’acqua e il picnic che ci piace da matti, non dimenticare una mela
🌀 facciamo come fanno gli scalatori
🌀 costruiamo una capanna?
🌀 là, corri verso le fragoline di bosco
🌀 ascolta, seguiamo il rumore del fosso!
🌀 lo sai che il bosco fa un po’ paura?

C’è stato un tempo in cui per noi non c’era né lentezza né fretta, né arrivo, ne partenza

Ieri sera ho letto una frase illuminante e la sto ancora masticando. Diceva: “Il tempo dei bambini è il tempo della crescita, un tempo di lentezza” (Sabina Bello, fra le pagine di “L’asilo nel bosco“). Ecco, ce lo siamo dimenticato che c’è stato un tempo in cui per noi non c’era né lentezza né fretta, né arrivo, ne partenza. Prima, non lo sapevamo che cosa fosse arrivare o partire, c’era solo l’andare.

Non sapevamo cosa fosse il tempo. C’era solo il nostro tempo, la nostra velocità: il nostro ritmo. Un bambino esce di casa e non sa cosa farà. Potrebbero essere due passi o venti, chissà. Dovremmo sempre essere pronti a partire come per un lungo viaggio, con uno zaino né troppo pesante e nemmeno vuoto: uno zaino dove ci sia qualcosa per bere e mangiare, per sedersi o giocare.

Andiamo all’avventura, dice lui. È sempre un’avventura! Solo che noi che lo abbiamo dimenticato e ci scocciamo: ma come, dovevamo andare lontano e siamo ancora qui… Qui, dove? Ma come, dovevamo avere dei programmi e invece… I bambini sono meglio di un corso di meditazione zen: sono la pura essenza di programmi. E se ci pensi bene quella cosa che loro amano più di tutto – andiamo all’avventura! – ha proprio questo come senso profondo: andare all’avventura significa sorpresa; non è un dove ma un come, possibilità di stupore e meraviglia.

Tu non te lo ricordi, ma il mondo un tempo era molto più grande sai? Se fai uno sforzo di immaginazione ci riesci, a tornare piccolo. Il quartiere ti sembrava grande come una città, allora. Quella strada laggiù sembrava immensa: se torni in un posto dove andavi nell’infanzia a distanza di tanti anni ti è subito chiaro questo concetto. Il prato dietro casa sconfinato. Persino le stanze di casa e i mobili, come sono piccoli, adesso che li possiamo toccare e vedere con l’altezza dell’essere adulto.

Ci vuol pazienza a andare lontano.
Per adesso, sarà… non troppo lontano: quanto basta.
Facciamo piccoli passi, una manciata per volta.
Non avere fretta, perché non sai dove andremo. Forse ci siederemo al primo incrocio. Ci metteremo a osservare una lucertola al sole, i muratori che impastano il cemento. Cammineremo lungo i muretti e cercheremo di farci camminare sulle dita dalle coccinelle.

non si può avere fretta,
quando non sai cosa sia il tempo
non ci sono obiettivi, né arrivi. Questa è l’unica cosa da tenere a mente

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