
Ogni anno il 27 febbraio si ricorda la Giornata Internazionale dell’Orso Polare. L’orso polare, hanno scoperto gli studiati, da ventimila anni lotta per la sopravvivenza: ventimila anni. Combatte contro un mondo che cambia, ma la sua lotta è diventata disperata nell’ultimo secolo, con un’accelerazione che corrisponde a un rischio sempre più alto per la sua stessa sopravvivenza.
Secondo alcuni studiosi intorno al 2050 l’orso polare potrebbe persino sparire, soprattutto nelle aree del Polo meridionali, dove la vita per predatori come lui si fa difficile ormai da anni. Questo a meno che la politica sulle emissioni di anidride carbonica non cambi.
Che cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, per politiche che in fondo esulano dal nostro potere di azione? Una cosa a cui non avevo mai veramente pensato – e forse neanche tu – è l’impatto dei nostri chilometri sulle strade del mondo. Esistono ecosistemi fragilissimi, quali Artico e Antartico, per i quali il turismo ha un impatto drammatico: troppo pesante da sostenere.
Per raggiungere un posto è necessario il carburante degli aerei. Il turismo coinvolge servizi, hotel, cibo, merci, infrastrutture. Può comportare benefici per le comunità e al tempo stesso, soprattutto in certi casi, coinvolge l’ambiente con cambiamenti non facili da metabolizzare, a volte schiaccianti.
Amo viaggiare, amo esplorare. Il viaggio è scuola di vita, costruzione di sogni, stupore. Non ti sto dicendo di non viaggiare. Aspetta un attimo. Osserva, osserviamoci.
Anni fa una delle solite ricerche che tentano di immaginare il futuro diceva che – forse – l’uso smodato di internet ci avrebbe bloccato nelle nostre case, senza più uscire nel mondo. Io penso che la curiosità degli esseri umani sia senza fine. E se, in qualche caso, non uscire di casa fosse un bene?
Ho visto un documentario sull’Antartico. Avvicente. Ho osservato quei paesaggi meravigliosi. Ho immaginato le onde della barca, mi sono tuffata insieme a chi dei video e delle spedizioni ha fatto il suo mestiere. Non so se io andrò mai in Antartico; probabilmente con una spedizione, per giorni interi di viaggio a cercare l’incontro giusto, no. Al tempo stesso è stato bello immaginare, solo per un attimo, una vita così lontana dalla mia, un mondo così lontano dal mio. L’ho fatto senza invidia, né risentimento.
Ecco, questo vorrei dirti. C’è l'(im)possibile. C’è tutto quello che sembra ed è impossibile ma che tu ti puoi impegnare a trasformare, piegare e impastare: andando oltre le apparenza, con forza immensa, dall’im/possibile nasce il possibile, che in fondo inizia sempre con il non crederci, con la convinzione profonda a cercare un’altra storia e un altro finale.
Ma impara a scegliere le tue battaglie. Anche questo è sano e giusto. Ti accorgerai che anche l’impossibile fa parte della vita e imparare la lezione degli impossibili è uno degli insegnamenti più preziosi dell’esistenza.
Non siamo vampiri, non viviamo secoli interi. Siamo umani: abbiamo una manciata di anni per cercare di capire come funziona la vita qui sul pianeta Terra, barcamenarci e vivere, cercare i nostri piccoli e grandi motivi di felicità, creare i nostri sogni, lasciare un’eredità.
Quali sono i nostri sogni autentici, impariamo a (ri)chiedercelo e usare i nostri bisogni profondi come bussola, timone per la nostra rotta di vita. Che quella sì, è importante, perché possiamo andare solo in una direzione alla volta.
In un mondo che pianta bandierine su tutti i posti già visti, iniziamo a chiederci quante volte e in quanti mila-modi possiamo vedere un posto, da una giornata di primavera a una invernale, da una in cui siamo con un certo umore a un’altra prospettiva.
C’è stato un tempo in cui gli esploratori, pochi e temerari, partivano per poi tornare e raccontare. Ora non esistono luoghi sconosciuti, anche se continuiamo a ignorare tante mappe perché in fondo ci sarebbe sempre moltissimo da sapere anche nello spazio di pochi chilometri, reali o simbolici.
Oggi possiamo essere tutti esploratori. Tuttavia, è importante scegliere bene le nostre spedizioni. Un viaggio, che sia quello un percorso chilometrico o un obiettivo di vita, ha bisogno di mezzi, organizzazione, tempo, sostentamento: è davvero importante toccare il Polo e mettere l’ennesima bandierina? Sicuramente si tratta di un’idea affascinante, eppure la verità è che non è sempre praticabile. Perché se lo fosse, lo sarebbe a un prezzo altissimo per tutta l’umanità.
Da secoli la parola, il racconto, è servito a costruire mappe, conoscenze, commerci; non solo, il racconto dell’altro, di ciò che era all’estremo e lontano, ha emozionato, meravigliato, insegnato. Alla parola immaginata si sono aggiunti, nell’arco di un secolo, la fotografia e poi il video. Oggi riusciamo ad avere una mappa sempre più dettagliata, persino delle strade, delle case, dei dettagli della vita quotidiana: grazie al web e alla condivisione. La condivisione di persone, proprio come noi, cittadini del mondo.
Non si tratta di rendere un sogno, una destinazione, un impossibile democraticamente possibile per tutti. Forse la svolta è capire come fare un passo indietro, tutti. E fare un passo solo nella direzione che ci interessa veramente, osare. Forse la svolta non è essere bravi e brave in tutto, bensì osare dare la nostra attenzione a ciò che davvero ci chiede il nostro cuore, con serietà e impegno.
Forse sono estrema, eppure credo che posso usare la mia immaginazione anche per viaggiare con la mente. Posso farlo attraverso il computer, il lavoro e le parole di altri, i sogni, i disegni, l’inconscio, il racconto. Ci sono posti che non vedrò e va bene così. Ci sono cose, situazioni, persone, mondi, che non sfiorerò in questa mia vita. In quanto umanità sperimentiamo tutto e tutto contemporaneamente, come singoli umani abbiamo dei limiti e sono quelli della nostaìra stessa esistenza, che non è ovunque e simultaneamente, ma qui e ora. A volte è duro accettare i nostri limiti, sarà duro anche per te. Eppure sembra che faccia parte di come è stato immaginato questo gioco sulla Terra.
Esistono ecosistemi fragilissimi e noi possiamo contribuire a proteggerli, con il gesto di un turismo capace di diventare più consapevoli. Con questo ovviamente non voglio dire di rinunciare, ma impariamo a scegliere. In gioco non c’è semplicemente un viaggio: c’è la vita. O rincorrere sempre la prossima bandierina, oppure iniziare a calcolare l’intensità anziché le quantità. Sarà un punto di vista eclatante, rivoluzionario.
Quando abbandoniamo il calcolo delle quantità per concentrarci sull’intensità di un’esperienza all’improvviso smettiamo di pensare a quella classifica su tutti i posti da vedere almeno una volta nella vita; ci dimentichiamo, poi, di tutte quelle cose che volevamo fare, degli stipendi da accumulare per quelle vacanze a cui non rinunciare; ci dimentichiamo dei calcoli sulla casa giusta, l’età, i figli, i contratti. Gradualmente ci dimentichiamo di calcolare la distanza fra noi e i sogni che avevamo messo nel calendario di raggiungere entro una certa data e iniziamo semplicemente a sentire dove siamo. Dove sei adesso e che cosa ci vuoi fare con la tua valigia di sogni, ecco una buona domanda.
〰️ A mio figlio che mi chiede del mondo e alla bambina che sono stata, cartoline di viaggio dal Tempo