Carnevale di Viareggio 2024

Ha vinto lui, alla fine, il primo premio del Carnevale di Viareggio edizione 2024: Jacopo Allegrucci, per la terza volta di seguito, con “Va’ dove di porta il cuore…”, citazione dal libro di Susanna Tamaro. L’adolescenza.

Sono tutt’attorno le voci dei desideri che ti chiamano da adolescente, ma i sogni si confondono con gli incubi e il canto di una sirena diventa prigione tra le grinfie di un’arpia. Allora tu “senza farti distrarre da nulla, aspetta, aspetta ancora, stai fermo in silenzio e ascolta il tuo cuore. E quando poi ti parla alzati e va’ dove lui ti porta, va’ dove ti porta il cuore”. È l’ultimo atto del carnevale. Nel grande circo un t-rex in catene che finirà forse per sbranare domatore e spettatori; il capro è stordito dall’ultima bevuta, avvolto dal bla bla bla generale. Intanto si sveglia l’I.A. e sarà forse un robot a ricordarci che è tempo di aprire gli occhi.

La sfilata del Carnevale di Viareggio 2024, nel suo ultimo giorno, si conclude con il primo dei carri ad aver attraversato la piazza che ritorna, “Il profumo delle rose nelle spine” di Carlo e Lorenzo Lombardi, per me di una potenza struggente e splendida. Se ti sembra precario, quasi abbozzato, quel cavallo altissimo, sappi che non sbagli: rappresenta la fatica, il dolore ma anche la speranza, il duro lavoro delle mani e dei cuori. La costruzione allegorica si ispira alla scultura di legno e cartapesta realizzata nel 1973 dai pazienti del manicomio di Trieste, diretto da Franco Basaglia. Marco Cavallo è il cavallo di questa moderna Troia, città dell’anima da espugnare e fortificare, impenetrabile e fragile. Alto 4 metri, azzurro, era il simbolo della gioia di vivere, dei sogni e dei desideri delle persone ricoverate. 

Nell’intenzione dei suoi costruttori, l’attenzione è “sulla psicologia sociale e l’influenza che il contesto in cui si è inseriti apporta a pensieri e sentimenti”. Un invito ad andare oltre i muri dei pregiudizi, dell’indifferenza, della paura, dell’intolleranza e della superficialità, si legge sul sito ufficiale del Carnevale di Viareggio.La musica è quella delWaltz No. 2 del compositore russo Dmitrij Dmitrievič Šostakovič. Segue il carro una folla mascherata in camicia di forza, con i lacci che pendono e le gambe nel ballo. Mentre in alto, alzando lo sguardo, il volo di chi si lancia, altalena nell’immenso senza confini.

La libertà. Quanto c’è di questo tema nelle creazioni di questo carnevale: libertà, sogno, allerta, necessità di risveglio, pericolo. Fin dai suoi inizi, nel secolo Ottocento, il Carnevale di Viareggio è stato satira, indice puntato sulla politica e la realtà sociale.

Oggi. Gaza che annega nel sangue, di cui le persone continuano a parlare pur sfidando gli inviti al silenzio. Due anni di guerra in Ucraina – il 23 febbraio 2022 veniva proclamato lo stato di emergenza nazionale per trenta giorni ormai passati da troppo. I ragazzi di un liceo che potrebbe essere di ovunque picchiati dalla polizia. Una minoranza che rende disonore alle divise cerca di agitare il suo piccolo potere, come accade ogni secondo, da centomila anni di storia.

Eppure, la coscienza che si sveglia ha paura ma non ci fa caso. Potrai anche essere considerato pazzo e sconsiderato, ma chi lotta per la libertà ha in mano il mondo ed è per questo, per quanto difficile, che il cammino della libertà non può essere fermato. Potrebbero volerci anni – del resto ci abbiamo messo secoli solo per uscire dalla cucina e arrivare alla sala da pranzo – ma non importa. 

È più facile restare ognuno nel suo. È infinitamente più facile educare a questo: un lavoro, una casa; essere produttivi e possibilmente ben remunerati. Adeguarsi. Camminare al passo. Farsi gli affari propri e non dare nell’occhio. Leggiamo storie avvincenti di gente che sogna un mondo diverso, la guardiamo al cinema ma poi nella realtà di tutti i giorni diventiamo piccoli. Anche un genio come Šostakovič dovette adeguarsi: alla burocrazia.


È più facile, ma se ognuno fosse rimasto fermo al proprio posto che ne sarebbe stata dell’umanità? 
Se ognuno rimanesse fermo al suo posto che ne sarebbe dell’umanità? 

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