Blackout

Qui blackout da oggi pomeriggio. Siamo al buio.

C’è un guasto sulla linea e allora, come succede in questi casi, i tecnici cercano, i camion portano gruppi elettrogeni. Intanto le strade si bloccano e gli spalaneve continuano a passare e spalare, sgombrare. E intanto la neve cade.

Siamo al buio e non arriva all’improvviso, la luce diminuisce a poco a poco. C’è chi accende i generatori – perché oggi le stufe e i camini moderni sono comunque collegati con l’elettricità – ma poi dopo un po’ si decide di spegnere anche quelli.

E arriva la notte.
Non si tratta di casa mia o casa tua.
Fa uno strano effetto un intero paese al buio.
Ogni casa, completamente spenta. Nessun lampione. Le strade completamente immerse nell’oscurità, anche perché è una notte senza luna e la montagna è uno di quei posti in cui ti rendi di quanta differenza faccia nella notte la luna.
Le finestre sono piccoli riquadri di velluto blu, ti avvolgono senza vedere oltre.

Ma c’è la neve. I cumuli bianchi che hanno ricoperto tutto, strade e case e tetti e giardini, ora illuminano ogni cosa. Siamo al buio ma l’oscurità è un posto dove camminare strato per strato, dal grigio calmo delle ombre al bianco. L’albero del giardino si muove sotto al peso della neve, è grigio anche lui, disegnato in bianco e nero.

In casa abbiamo una piccola lanterna usb che utilizziamo ogni sera per leggere, ora me la porto in giro e la appoggio di fianco a me. Mi viene in mente che anche i nostri nonni, e chi ha vissuto ormai tanti anni fa, si aggiravano così, con una luce da tenere in mano nella notte, magari candela o a petrolio.
Vivevamo un mondo molto più buio, un tempo.
Eppure, in questo buio imparavamo a riconoscere diverse sfumature dell’ombra e camminarci dentro, nell’ombra.

È uno strano effetto vedere un paese intero completamente avvolto nel buio. Un paese fatto di ombra e bianco neve. Camminarci dentro, fra le ombre lunghe dei rami carichi per la nevicata e il bianco che è ovunque.
Blackout. I gatti sono venuti a dormirci a fianco, le case dormono. Ovunque, il silenzio. Tutto è immobile, fuori e dentro.
Forse, nell’ombra dovremmo esercitarci a camminare più spesso, anche senza blackout.

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