Acqua di rose

L’acqua di rose da preparare a casa è un’antica tradizione per santa Rita, santa delle cose impossibili. Maggio è il mese delle rose e creare un tonico con questi petali profumati evoca una storia ancora più antica, risalente all’antica Roma e, prima, al popolo etrusco. Questo è il mese in cui uscire nei prati: l’erba ogni giorno è più lunga e verde grazie alla pioggia e sole, come le chiome degli alberi scosse dal vento e i cespugli che iniziano a essere percorsi dalle api. Dalle campagne alle cime delle montagne a camminare nei prati ci si accorge subito che c’è qualcosa di nuovo, intrigante, meraviglioso; è il profumo che ci avvolge, l’aroma dei fiori selvatici di cui non sappiamo più il nome, l’essenza dolcissima dei petali bianchi che volano via nell’aria improvvisa di tempesta, l’odore delle piante aromatiche come la menta, capaci di nascere fra le crepe dei pavimenti e lungo i muri.

Come fare l’acqua di rose in casa

Con delicatezza basterà raccogliere i petali di rosa in un contenitore. Se l’acqua è di sorgente tanto meglio: bisogna scaldare l’acqua e versarla sui petali prima che raggiunga il bollore, poi tappare immediatamente il contenitore. Lasciar riposare una notte, filtrare ed ecco l’acqua di rose fatta in casa. Volendo, si potrà aggiungere qualche goccia di olio essenziale di rosa damascena, costosissimo perché per realizzare questo olio essenziale sono necessari quintali di petali di rose. Per conservare questo tonico fai da te è possibile versare in una vaschetta e trasformare in tanti cubetti di ghiaccio che potranno essere utilizzati sul viso e gli occhi quando la stanchezza è molta.

Le proprietà delle rose

L’estratto dei petali di rosa è detossinante: aiuta a purificare il fegato e ha proprietà antinfiammatorie. L’infuso di rosa dopo i pasti aiuta a digerire. Calma le irritazioni, i rossori e anche… l’anima. Respirare il suo profumo aiuta contro l’ansia e la pausa: è un respiro per il cuore, anche in senso cromatico. Anni fa leggevo che in alcuni ospedali il rosa è stato utilizzato per dipingere le pareti delle stanze che ospitavano i degenti di cardiopatie constatando che “respirare il colore rosa” è antistress, aiuta a fare respiri più profondi. In effetti, abbiniamo il rosa all’ottimismo e forse dentro questa percezione c’è un segreto antico che non sappiamo spiegare e che, ciò nonostante, sentiamo subito a pelle.

La preghiera di santa Rita

Santa Rita prega per noi che ricorriamo a te

Perché santa Rita è considerata la santa delle cose impossibili? Racconta la storia che nel rigido inverno del 1456 la monaca si trovasse a letto, malata, nel monastero di clausura dove visse per quarant’anni. Sarebbero stati gli ultimi giorni della sua esistenza terrena. Rita, nata Margherita, chiese a una parente che le fece visita dei fichi e una rosa del giardino della casa paterna dove aveva abitato da bambina. Naturalmente si trattava di un desiderio impossibile, nel bel mezzo della neve e dell’inverno. Eppure, tornando a casa quella persona trova due fichi e una rosa fiorita, nello stupore infinito. La rosa diventa così il fiore simbolo di santa Rita, santa delle cause impossibili, avvocata dei casi disperati, patrona delle cause perse e degli impossibili.

Le rose e la dea Venere

Nell’antica Roma la rosa era associata alla dea Venere, dea dell’amore, e in Grecia alla dea Afrodite. Afrodite indossava abiti profumati con i fiori di ogni stagione dell’anno. L’amore non può essere forse altro che questo: impossibile non credere all’amore in primavera, quando tutto si sveglia e il sole fa vivere la Terra di nuovo. Immaginiamo come doveva essere un tempo, il mondo senza la luce elettrica o il riscaldamento e le comodità: i mesi dell’inverno erano ancora più freddi, bui e difficili. Un tempo buio e freddo infinitamente, indefinitamente, in cui bisognava stringere i denti e attendere. Primavera è il momento dell’anno magico: la luce torna a inondare i prati e far sbocciare i fiori che diventeranno frutti. Finalmente torna il tepore del sole sulla pelle; spuntano erbe, radicchi e fiori da raccogliere (e mangiare anche!). In ogni specie ci sono cuccioli che nascono e nei mari la navigazione riprende. Sì, perché un tempo si viaggiava solo fra maggio e ottobre.

Le rose e il culto dei morti

Fra il giorno 11 del mese di maggio e il 15 luglio nell’antica Roma si celebravano i Rosalia, legati al culto dei morti. Durante questa festa pagana, che occupava il tempo in cui fiorivano le rose, le tombe degli antenati venivano decorati con questo fiore, presente anche nel culto di Dioniso. Il colore rosso e viola delle rose e delle violette evoca il sangue e la rigenerazione, è ricordo e auspicio di rinascita. Che strano pensare che duemila anni dopo, senza saperlo, chi segue il cristianesimo nel mese mariano stia di nuovo, ancora, di fronte a una donna e alle rose. Una donna, che in ogni cultura del mondo, come le donne venute prima e tutte le donne che la seguiranno, ci ricorda l’origine della vita, da cui veniamo tutti. E una rosa, capace di nascere fra le spine e farsi bella con il ghiaccio, la neve e il freddo: cuore indomito e forte, vulnerabile dentro e agguerrito fuori.

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