Passeggiata nel bosco di un sabato d’inizio autunno: le foglie, i colori, l’ora alla fine di un mattino che sa di sole e nebbia in arrivo,
‘namo, dice lui
senza sapere che dice una parola che esiste in altri luoghi e invece lui la dice un po’ per abbreviare e un po’ perché è pur sempre uno straniero, un viaggiatore intergalattico che afferra a spizzichi e bocconi, qua e là
e afferrando inizia a formulare concetti, farsi capire, spiegare e spiegarsi
comunicare, da buon ospite di questa terra, piccolo uomo fra stranieri che fanno discorsi in lingue complesse, pieni di sensi doppi e tripli, deviazioni e angoli ciechi
‘namo, dai
insieme
tutti
mammi, papà, io, dudi
dove?
‘namo là.
Ovviamente.
E allora andiamo.
C’è la pineta e il bosco che si apre alle sue spalle, silenzioso.
Il mattino del sabato e uscire tutti insieme, ognuno alla sua velocità
La lagotta dudi non ne può più di stare in casa e allora corre, corre più forte di tutti
poi si gira e ci aspetta, abbaia ai caprioli e torna indietro
sfreccia nel prato, ci sfiora di gran corsa
il piccolo viaggiatore cammina ma si lamenta perché con le sue gambette, diventate grandi ma pur sempre piccole, ogni micro passo rende la passeggiata super
io b(r)accio, io piccolo
poi gli facciamo notare dei funghi prataioli nati così, selvatici, e allora la sua passione si ridesta
non si sente la stanchezza quando la curiosità supera tutto
camminare, osservare le piante intorno a noi
mettersi in tasca qualche foglia e ripromettersi di cercare i nomi
respirare il bosco, l’aria silenziosa del mattino