Momenti strappati dal calendario del libro dei giorni, il diario del tempo è fatto di neve che si scioglie e sole che torna…
Giorni di febbraio
Svegliarsi per bere un sorso di latte o mezzo bicchiere d’acqua, prima che faccia giorni, con i piedi nudi sugli scalini freddi e la stufa che borbotta sommessa
I raggi del sole sulle palpebre e tenere gli occhi ancora chiusi e sorridere, rotolarsi fra le coperte come gatti che sonnecchiano nella luce del mattino che entra dalle finestrelle della soffitta
Caffè lungo, lunghissimo; capelli arruffati; programma C veloce, a 40°, della lavatrice con i vestiti di ritorno dal viaggio che fanno mucchi colorati e aspettano pigri il loro turno
Svuotare lo zaino e lasciare qualcosa nelle tasche, come sempre, prima di appenderlo al suo gancio, dietro la porta, in attesa di nuove partenze
Sentirsi finalmente pronti per salutare il Natale e smontare l’albero per costruire al suo posto un castello di cartone
Lasciar andare il ragù, che lentamente si raddensa, in una pentola di coccio sulla fiamma della stufa
Cinciallegre e passeri che ancora cercano i semi che mettiamo loro ogni mattina, un corvo solitario oltre una siepe e, ieri sera, il verso di un allocco, solitario nella notte silenziosa e per niente fredda, con un cielo di velluto immenso di stelle
Tu che ridi mentre io ti faccio notare un aereo che attraversa il cielo nel buio, mi guardi e dici “sembra un po’ una stella, così rotondo”, e sì, è vero, sembra un po’ una stella
Il cacciavite, non quello di plastica no, quello vero, per lavorare sul serio
I sonnellini, i libri belli da lasciare sul davanzale e prendere andando su e giù per le scale; le bacche rosse della cotonastra
all’orizzonte le montagne tornano del loro solito rosso paglierino che contrasta con l’azzurro sterminato del cielo, una sfumatura unica che forse nemmeno esiste fra i colori conosciuti. Eppure è proprio così, se guardi bene riesci a distinguere ogni singolo albero, il tronco bianco e i rami verso l’alto, tutti stretti stretti, uno all’altro, e in mezzo radure di prato ancora coperte di neve.
In giardino il bianco si scioglie. Appare la prima pratolina da sotto la neve, stropicciata, con le punte dei petali rosa, e all’improppivo la primavera sembra già sulla porta di casa, insieme ai nuovi germogli delle rose e le radici di un ramo spezzato di miseria, trovata su un vialetto e messa in un bicchiere, che forse fiorirà.