Le montagne che iniziano mentre la strada diventa una curva in salita, la linea acuminata e scoscesa dell’orizzonte che respira verde
Gli alberi. Il traffico che diventa rarefatto. Le faggete. Il paesaggio intriso di acqua e nebbia.
L’aria di bosco che entra nel naso, l’odore di legno e stufa nel pomeriggio. Il profumo dei cespugli e i fiori invernali
Il rosso delle bacche tra le foglie scure e i rami neri per la troppa pioggia
I gatti che osservano dalle finestre e ci seguono in cerca di coccole
Tornare a casa e svegliarsi in una domenica piovosa d’inverno
Le costruzioni di legno, le valigie piene di vecchie mappe e appunti strappati, i cerotti da disegnare con una faccina sorridente. Gli strappi e le macchine da cucire – io però da qui non ci vedo, sono bassino. Ho bisogno di un cuscino
Uscire di casa e trovare la pineta a due passi. Due rami caduti dai ciliegi per il vento, lasciare orme nella terra. Gli acquitrini,
Il verde appena nato delle foglie di primule. Eccole, qua e là, le prime. Anche questo inverno è arrivato il momento, stanno per tornare le primule e i bucaneve, le violette
Il muschio che ricopre le panchine i sassi i muretti, tutto
Stare tutti vicini mentre si cammina per non perdersi nella nebbia, le nuove calze blu per piedini sempre più lunghi. Le sera che butta la sua ombra sui giardini e sulle case. Il sonno e il non far niente della domenica, le ispirazioni belle da conservare per la settimana prossima con le sue cose da imparare e fare
Le ore senza sapere che ora è, che di questo ne abbiamo molto bisogno: non sapere che ora è.
E poi fermi tutti ascoltate. Che cosa? Il silenzio.