Autunno nella medicina cinese

Autunno, stagione del cabiamento. Secondo il sapere millenario della medicina cinese l’autunno corrisponde all’elemento metallo.

In montagna è il momento in cui la legna tagliata viene messa via per l’inverno. In giardino si spazzano via i resti di terra. Si taglia tutto ciò che è sfiorito, si piantano i bulbi che fioriranno la prossima primavera. Oggi una sconosciuta signora ci ha regalato i semi presi dalle bocche di leone: dice che, piantati ora o nella stagione primaverile, crescono ovunque. Le foglie che cadono si perdono nella madre terra e si fondono con il terriccio e l’erba, si reintegrano i sali minerali e le sostanze nutritive.
Nell’aria odore di muschio e legno.

Oggi è il primo giorno d’autunno, tempo di equinozio e di luce che muta.
Trasformazione, la parola dell’autunno. Come la natura in queste settimane, con il sole che viene e va fra le nuvole; le maniche del primo maglione preso dall’armadio tirate su, per giocare ancora un po’ con l’acqua e le piante. Foglie da raccogliere e guardare, ognuna diversa nelle sue sfumature.

In medicina cinese sono associati all’autunno i polmoni. L’energia vitale, che in Cina è chiamata qi, è soffio che passa attraverso i polmoni. Respiro. Il battito del cuore è il comando dell’imperatore e i polmoni i ministri che disciplinano e direzionano a tutto il regno la volontà dell’energia vitale.

Dopo l’estate è il ritiro in se stessi. Introspezione, momento per guardarsi dentro. Ri-connessone.

Emozione dell’autunno la tristezza. Chi è più sensibile può avvertire un senso sottile di angoscia, la malinconia della luce che diminuisce, abbandono. È il senso della fine, che è più facile dimenticare quando il sole è alto ma poi torna dentro ogni cosa quando appare nel suo essere effimero.

La fine ci prenderà, ecco la lezione della luce, che è destinata a diminuire da qui a dicembre, fino a spegnersi. Ma la fine è anche il momento che ci porta alla resa dei conti. Mentre facciamo pulizia, in casa e in giardino, togliamo il vecchio dalla mente, tagliamo i rami secchi dalla nostra vita.
Facciamo spazio per ciò che deve venire. In questo sta, forse, l’inizio della trasformazione: accade là dove c’è spazio vuoto per fiorire.

Esercizi di memoria

Le estati dell’infanzia
Quel momento proprio no
La colonna sonora dei tuoi viaggi
L’ostacolo
La(le) grande(i) svolta(e)
L’orizzonte sognato
La finestra a cui vorresti affacciarti

e poi
quello che diresti all’orecchio di te stesso
adolescente
quello che ti direbbe all’orecchio te stesso
bambino

un segreto mai confessato

il messaggio che lasceresti al mondo di domani

il ricordo del cuore che ancora ti fa piangere
o sorridere

Esercizi di memoria per esercitare la resilienza: partire per un viaggio nel tempo dove ritrovare frammenti di se stessi che credevamo perduti. Ricucire insieme ricordi è un atto di magia

I giardini del muschio rosa di Takinoue in Giappone

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Takinoue, prefettura di Hokkaido in Giappone

Nella prefettura di Hokkaido i giardini rosa di Takinoue in primavera

Il nome Takinoue, che letteralmente significa “sopra alla cascata” in lingua Ainu Takinoue è detto “Ponkamuikotan”, il “villaggio dei piccoli dei”.

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Ricordi di un angolo di primavera, 2014 Credits: instagram/shu_photographs
Moss phlox primavera giappone
Credits: instagram/shu_photographs

Fiori di primavera: trifoglio rosso

“Trifoglio rosso” o “trifoglio violetto”, ha sfumature accese come un piccolo sole all’alba. Il trifoglio dei prati, Trifolium pratense, annuncia la primavera perché è tra i primi fiori a spuntare sui prati alla fine dell’inverno.

Succhia i suoi petali e sentirai un sapore dolce dolce. Puoi raccoglierlo e unirlo all’insalata, darà colore e ricchezza al piatto. Oppure impasta un formaggio caprino fresco con un cucchiaio di olio, aglio, una manciata di foglie tritate e i petali di qualche fiore di trifoglio: la ricetta di primavera per una crema da stendere sulle bruschette.

Fra gli effetti benefici del trifoglio rosso l’azione antiossidante degli isoflavoni, fitoestrogeni in grado di agire positivamente sulla salute della prostata, abbassare il colesterolo, alleviare i dolori mestruali e i sintomi della menopausa. Di questa piccola pianta dei prati i druidi conoscevano le proprietà calmanti e disintossicanti. Il trifolium pratense aiuta la respirazione e lo stomaco allontanando disturbi gastrici e malanni come la tosse. Sotto forma di impacco, calma la pelle.

Trifolium, tre foglie: inconfondibile la sua forma. La pianta si sviluppa rapidamente ed è usata nelle rotazioni agrarie per rigenerare il terreno. Il trifoglio può rimanere dormiente persino anni e poi all’improvviso sbocciare, quasi su qualsiasi terreno. Raccolto durante la bella stagione, diventa profumato foraggio per l’alimentazione delle mucche.

Plinio il vecchio nella sua opera “Storia naturale” racconta che le foglie del trifoglio si alzano leggermente quando sta per arrivare la pioggia. Chi si addormenta su un prato di trifoglio potrebbe incontrare un elfo, narrano le leggende nordiche. E se indossi un quadrifoglio, dice la tradizione inglese, potresti riuscire a trovare l’ingresso per il magico regno delle fate.

Trefoil è uno dei simboli dell’Irlanda, shamrock, in gaelico seamróg, trifoglio giovane. Con i fiori di trifoglio fra i capelli si brindava per poi gettare il fiore nell’ultimo sorso di whisky e lanciarlo dietro la spalla sinistra: drowning the shamrock, rito beneaugurante. Nel Settecento il trifoglio diventa simbolo della lotta per l’indipendenza irlandese.

Una delle specie più comuni è il trifolium repens: trifoglio bianco, noto come trifolium ladino o rampicante, amatissimo dalle api. Usa i suoi fiori nella frittata oppure lasciali macerare nel vino. Anticamente, i petali di trifoglio venivano seccati, polverizzati e uniti alla farina.

dalla “Flora dell’apicoltore lombardo”, pubblicata sulla rivista “L’Apicoltore” nell’anno 1873.

“Fra le moltissime specie di trifoglio l’apicoltore deve conoscerne tre che tanto per la loro diffusione, come per la quantità di miele che somministrano riescono d’una importanza non comune. Le tre specie sono: il Trifoglio pratense, o di Lombardia, o di Stiria, il Trifoglione, o incarnato, ed il Trifoglio ladino, o cavallino, o domestico”

La primavera del signor Kuroki

Toshiyuki Kuroki giardino

Il signor Kuroki era sposato con la signora Kuroki da cinquantasei anni.
Ma Yasuko Kuroki un giorno si ammala e nel giro di una settimana diventa cieca.
Cade nella depressione. La vita senza vedere il mondo perde il suo senso e la gioia.

Allora il signor Kuroki decide di trasformare il mondo per sua moglie.
Pianta alcuni semi di shibazakura, quello che in Europa chiamiamo muschio rosa, che del muschio non ha nulla se non l’effetto di una magica distesa di soffice colore. I nativi americani Mahuna usavano il “moss phlox”, che i botanici conoscono come “Phlox subulata” per curare i reumatismi.

È una pianta perenne, capace di sopravvivere tutto l’anno, anche d’inverno quando fa molto freddo perché è molto tenace. Ma è quando arriva la primavera che dà il meglio di sè. Allora, si sveglia e fa mille piccoli fiori. E ogni fiore parla. Sì, perché le piante non hanno parole uguali alle nostre.
L’alfabeto delle piante è fatto di colori e profumi. I piccoli fiori di shibazakura hanno un profumo dolce-dolce. E allora non importa se Yasuko Kuroki non può vedere il loro colore meraviglioso, lei si siede sulla panchina del suo giardino insieme al suo vecchio ragazzo, Toshiyuki Kuroki. E respira.

Quando arriva la primavera a Shintomi-cho, nella prefettura di Miyazaki in Giappone tutti vanno nel giardino dei signori Kuroki, negli anni la voce si è sparsa così tanto che arrivano tante e tante persone, anche dalle regioni vicine.
A RESPIRARE IL ROSA perché il bello di questi prati è che sono tutti rosa. È stato studiato che il colore rosa calma la mente, aiuta chi soffre di cuore, ci rende più ottimisti. Forse sarà per questo che associamo questo colore all’amore, all’amicizia, all’ottimismo e alle cose belle che ci fanno sorridere. Alla felicità.
Il signor Kuroki lo sa, la felicità per crescere ha bisogno di cura, pazienza. E tanto amore.

kuroki-felicita

signori-Kuroki

Il tempo dell’imparare

Alle elementari mi sono ben presto resa conto di imparare in modo differente rispetto agli altri compagni di classe. Il mio obiettivo primario è sempre stato uscire a giocare il prima possibile. Sapevo, pertanto, di dover sbrigare tutti i compiti nel modo più rapido – e comunque anche imparare qualcosa – se volevo evitare noie. Fin dall’inizio ci sono riuscita abbastanza bene. In terza, poi, ho smesso di fare i compiti relativi a argomenti che già conoscevo – mi sembrava un’inutile perdita di tempo. In effetti sono riuscita a cavarmela in questo modo fino alla maturità. Oggi, a posteriori, non riesco a spiegarmi come sia riuscita a farla sempre franca. Al liceo, nei primi due anni, ho frequentato una scuola a tempo pieno. Per me è stato ovviamente un problema dato che lì mi veniva imposto un metodo di studio ben preciso – per esempio, dovevo avere un quaderno apposito per i compiti a casa. Il tutto mi infastidiva parecchio, mi sentivo limitata e anche bloccata. Quando ho avuto di nuovo la possibilità di studiare nel modo a me più congeniale, tutto è tornato a posto. Ripensando ai tempi della scuola posso dire che, ovviamente, avrei potuto ottenere risultati migliori, ma a me non è mai interessato dedicare più tempo allo studio per prendere voti più alti. Per uscire dalla maturità con un voto superiore a 70/100 che ho portato a casa essendomi preparata per circa otto ore, avrei dovuto studiare un’enorme quantità di tempo in più, ma per me non ne valeva davvero la pena. Ovvio, di tanto in tanto provavo rimrsi di coscienza e pensavo di dovere effettivamente sforzarmi maggiormente. Tuttavia, è stato proprio l’accettare di essere una persona che impara in modo minimale a essermi di grande aiuto.
Felicitas Komarek

Dopo tutto Felicitas Komarek è riuscita a sopravvivere bene agli anni di scuola. Ha frequentato la Facoltà di Scienze sociali e comportamentali all’Università di Leiden, Germania, e ha scritto un libro proprio su questo. Essere una persona che impara in modo minimale significa che non c’è un unico metodo di studio da seguire: non solo se ne possono seguire di alternativi, ma soprattutto, spiega lei, dobbiamo smettere di sentirci in colpa e diventare consapevoli del semplice fatto che… Ognuno è fatto a modo suo, ognuno studia a modo suo.

Al di là del contenuto (se sei interessato ai metodi di studio salta qualche riga più giù e qui sotto troverai il titolo) ho trovato interessante che le autrici del libro sono Felicitas e Iris. Felicitas è la figlia di Iris Komarek, esperta in processi di apprendimento, studiosa di pedagogia e sociologia della formazione.

A proposito, chi cerca ispirazioni su metodi di studio classici e alternativi può consultare il libro di Iris e Felicitas Komarek “Guida allo studio per pigri” (Feltrinelli, 2019).
… Perché ogni studente è una persona unica e particolare

La morte

Quando compii diciotto anni lei si ammalò gravemente.
Pochi mesi prima era morto il suo cane, Birillo.
Lei gli era molto legata, era il suo compagno di viaggio.
Quel cane era vecchio e malconcio, mi pesava portarlo fuori perché era goffo e lento.
Poi quando morì mi sono reso conto che la vita non ci porta via nulla, siamo noi a gettare via le grandi occasioni.
Quello che conta lo vedono in pochi, e solo dopo che è scomparso.

Pochi giorni prima di morire mia nonna disse:
«Le persone passano il tempo a cercare di afferrare la vita, ma poi
quando accade qualcosa di spiacevole si rendono conto di
quanto tempo hanno buttato via.
Vivi, non usare il tempo che la vita ti ha dato a disposizione per proteggerti dalla
sofferenza.
Chi ha ricordi meravigliosi conoscerà il dono della vita».

Le ultime parole di mia nonna furono:
«Sono molto stanca, ora vorrei riposarmi»
Davide Munaro