Seppellire come si fa con le persone

L’hai detto tu di ritorno a casa, con quella piccola biscia morta in mano, mentre io ti chiedevo che cosa ci vuoi fare, perché l’hai portata a casa.

La voglio seppellire come si fa con le persone, hai detto tu 

in questa nostra cucina di montagna illuminata dal fuoco della stufa.

E allora siamo usciti, all’imbrunire.

Hai deciso di seppellire la piccola biscia trovata morta per strada nel vaso del nostro mandarino, Dalai. Non sappiamo se fosse la tua amica biscia di ieri: quando ti hanno detto che c’era una biscia morta lì dietro la curva tu sei corso a vederla. Quando l’hai trovata hai fatto un brivido lungo e uno sguardo assorto. Non so se è lei, ho detto io, mi sembra più piccola.

Sarà meglio che non sia lei, hai risposto tu. E alla gente hai detto: non c’è nessuna biscia da vedere là.

Ma poi sei tornato indietro, con papà. Lui ti ha chiesto, dov’è questa biscia. E tu sei andato a mostrargliela. L’hai portata via, dai sassi della strada e sei trotterellato verso casa.

Ecco, biscia. Torna alla terra, diciamo scavando una piccola fossa.

Rinascerai, forse. Aggiungi tu. E dici: non so, non so se rinascerà davvero.

Sai i cristiani da secoli e secoli seppelliscono i morti e credono che un giorno i corpi si sveglieranno e ritorneranno vivi, proprio quei corpi che piano piano diventano scheletri.

Altri non ci credono per niente, pensano che un corpo morto sia morto e basta; che marcirà e tornerà terra, fine.

Al mondo ci sono tanti popoli e modi diversi di farsi domande e darsi risposte.

Al di là del mare e delle montagne, per esempio, in India, credono che questa piccola biscia sia già viva, da qualche parte non sappiamo dove.

Come, viva? 

Sì, perché in India credono che il suo spirito nel momento in cui ha lasciato il corpo sia già volato da qualche altra parte, sia già rinato in un’altra vita.

Biscia, animale che fa paura, una paura immotivata perché la maggior parte che incontriamo non sono vipere ma assolutamente innocue. E se anche vipere fossero se ne andrebbero via, mezze addormentate dal freddo autunnale. Alle bisce schiacciano la testa invece c’è stato un tempo antico in cui i serpenti, come la biscia che oggi è animale protetto, era considerata sacra: la pancia sulla santa terra, la schiena al divino cielo, il serpente è simbolo della medicina, animale di collegamento fra energie e mondi diversi, su, giù, alto basso. La muta dei serpenti, trasformazione.

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