Il corrimano che racconta il panorama di Napoli ai non vedenti

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La meraviglia del panorama di Napoli svelata ai non vedenti grazie a un corrimano capace di raccontare la bellezza in caratteri braille. Esiste dal 2017: “Follow the shape” è un’opera di Paolo Puddu.

“Follow the shape”, opera d’arte in braille

Dove si trova? Chi cerca “Follow the shape” di Paolo Puddu troverà l’opera là dove si innalzano le antiche mura medievali di Castel sant’Elmo. Dalla collina del Vomero, dove esisteva una piccola chiesa dedicata a dedicata a Sant’Erasmo già nel X secolo, in uno sguardo è possibile racchiudere tutta la bellezza della città di Napoli vista dall’alto.

Spiegando l’opera l’autore ha raccontato che le dimensioni maggiori dei caratteri incisi sono un invito alla lentezza.
La bellezza si assapora rallentando.
Alle spalle il possente tufo giallo napoletano dell’edificio, situato a 250 metri sul livello del mare. In epoche passate Castel sant’Elmo fu una torre d’osservazione normanna, Belforte: assediato più volte e persino colpito da un fulmine nell’ormai lontano 1587, durante gli anni Cinquanta del Novecento divenne un carcere, ma oggi è luogo di cultura, punto d’accesso a una bellezza millenaria dove la natura, la storia della città e la sua atmosfera intensamente azzurra si mescolano inestricabilmente. Qui si trova il museo permanente “Napoli Novecento”.

“La terra e l’uomo” di Giuseppe De Lorenzo

Le parole incise sul corrimano sono tratte dal libro “La terra e l’uomo”, scritto nel 1947 da Giuseppe De Lorenzo, nato a Lagonegro, in provincia di Potenza, e morto a Napoli il 27 giugno 1957. Geografo, geologo e politico, fu docente presso l’Università di napoli, prima con la cattedra di Geografia Fisica, poi in Geologia.
Si era laureato proprio a Napoli, nel 1894, in Scienze Naturali, diventando uno degli assistenti più giovani della facoltà, fin da bambino appassionato della terra e dei suoi misteri. La madre Carolina morì quando Giuseppe aveva appena sei anni: perse il padre, Lorenzo, impiegato dell’ufficio telegrafico di Lagonegro, a tredici anni. Avido lettore degli antichi filosofi greci e curioso di storia naturale, la vita di Giuseppe De Lorenzo ha l’incontro del destino quando incrocia quello che diventerà il suo mentore: Emilio Bose, geologo di origine tedesca. Insieme cammineranno per i sentieri di campagna, discutendo di arte e scienza, forse come un padre e un figlio senza legami biologici ma con un’affinità elettiva capace di riunirli al di là dei vincoli, e farli ritrovare nel vasto mondo.

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Non tutti sanno che a Giuseppe De Lorenze, studioso di indologia, si deve la diffusione della saggezza e delle conoscenze del Buddhismo. Fu grazie a Emilio Bose che Giuseppe De Lorenze conobbe Karl Eugen Neuman. Insieme viaggiarono per Napoli, Lagonegro, fino a Vienna, esplorando le montagne del sud Italia e i paesaggi sul Danubio. È in questo periodo che inizia lo studio del sanscrito e della lingua Pali, iniziando ad abbracciare la filosofia Buddhista.

L’opera di Paolo Puddu “Follow the shape”

Il progetto “Follow the shape” di Paolo Puddu è stato presentato in occasione della quinta edizione del concorso “Un’opera per il castello” sul tema “Uno sguardo altrove- Relazioni e incontri”. L’opera d’arte è stata premiata dalla giuria presieduta da Mariella Utili, ex direttrice del Polo museale campano, con la motivazione che l’artista “ha declinato il tema del concorso ribaltando la consueta concezione della visione, riuscendo a creare una relazione inedita tra il castello e il territorio circostante. Gli spalti panoramici divengono il luogo d’incontro tra esperienze sensoriali differenti, fornendo uno strumento ulteriore per ampliare le possibilità di fruizione del luogo”.

Il dialogo fra visivo e tattile trasforma l’esperienza dei sensi in un’amplificazione dell’operazione artistica, capace di coinvolgere abilità e piani diversi. L’azione creativa punta l’indice sulla bellezza che è attenzione sociale: un’arte che ci fa interrogare su prospettive alternative e ci sprona a riflettere su modalità differenti della percezione. In quanti modi è possibile vedere? Iniziare a immaginare con le nostre mani è uno stimolo per inventare nuove strade, lasciar emergere nuovi spazi anche in noi stessi, risorse che spesso non mettiamo in campo fino a quando non subentra una difficoltà.

La percezione visiva occupa la maggior parte della nostra comunicazione: usiamo gli occhi più di ogni altro organo di senso, eppure le risorse del corpo raccontano altre storie, da imparare attraverso la pelle (l’organo più esteso del corpo umano), attraverso il gusto, udito e olfatto (l’odore è connesso, sembra, alle memorie più antiche del genere umano). Storie parallele, a cui spesso non siamo più abituati a fare caso e che invece raccontano una bellezza da sperimentare in modo diverso: un mondo, quello là e fuori e quello dentro di noi, da iniziare a percepire di nuovo, recuperando sensi primordiali.
Nel paesaggio si inscrive un’operazione artistica che diventa riflessione sociale. Geografia come viaggio di esplorazione in noi stessi.

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