Il latte dei sogni: Biennale d’Arte, Venezia 2022

Maddalena De Bernardi

Torna la Biennale d’Arte a Venezia con l’edizione 2022 e il tema “Il latte dei sogni”, dall’opera di Leonora Carrington. La precedente era stata l’edizione della Biennale d’Arte 2019, curata da Ralph Rugoff e intitolata “May you live in interesting time”. In mezzo la pandemia: in precedenza solo le due guerre mondiali avevano spostato l’appuntamento con la biennale.

La Biennale d’Arte di Venezia 2022 è curata da Cecilia Alemani che, dopo la laurea in Lettere e Filosofia all’Università degli Studi di Milano, si trasferisce a New York City, dove si specializza nel master in Studi curatoriali presso il Bard College di Annandale-on-Hudson. A New York, città in cui vive insieme al marito, si occupa della High Line Art in qualità di Jr. Director e Chief Curator. La High Line Art è un progetto di arte pubblica nel parco sulla sezione in disuso della ferrovia sopraelevata West Side Line, parte della New York Central Railroad.

A causa della pandemia l’incontro con gli artisti e le opere d’arte è avvenuto a distanza. Questa è stata una delle difficoltà e delle sfide che abbiamo imparato con il Covid: utilizzare la tecnologia per connetterci e trovare una connessione con gli altri, con ciò che ci interessa, con la scuola e con il lavoro, con le persone e le situazioni. Se usata bene questa trasformazione anche per il futuro sarà l’occasione per sperimentare nuove modalità di incontro, ma anche un’opportunità a livello ambientale perché trovandoci online in alcuni contesti può essere un modo per risparmiare tempo, carburante e al tempo stesso raggiungere luoghi lontanissimi nel mondo.

Il tema “Il latte dei sogni” della Biennale d’Arte di Venezia edizione 2022 è tratto dal libro di Leonora Carrington, una favola grottesca scritta negli anni Cinquanta e pubblicata postuma nel 2013

Il Padiglione della Russia è chiuso. Il curatore Raimundas Malasauskas ha dato le dimissioni il 27 febbraio 2022. L’Ucraina è presente con l’opera The Fountain of Exhaustion, settantotto imbuti da cui gocciola un esile filo d’acqua, realizzata nel 1995 e trasportata da Kiev a Venezia il 24 febbraio, giorno dell’invasione in cui la Russia ha attaccato il Paese, alle cinque del mattino.

La Biennale resta il luogo di incontro fra i popoli attraverso le arti e la cultura e condanna chi impedisce con la violenza il dialogo nel segno della pace”

Raimundas Malasauskas

Il latte dei sogni è un taccuino illustrato da Leonora Carrington che in seguito verrà affidato all’amico Alejandro Jodorowsky: lei, inglese, nel 1942 si trasferisce con da New York a Città del Messico insieme al marito, il diplomatico Renato Leduc, da cui divorzia l’anno successivo. Si sposerà con il fotografo ungherese  Emerico Imri Weisz ed è per i loro due bambini, Gabriel e Pablo, inventerà queste favole grottesche scritte in lingua spagnola. C’è la morale? No, non c’è morale. Non c’è intento nel direzionare se non calamita per l’attenzione, parafulmine di immaginazione e paura: è l’elemento fantastico a essere protagonista, insieme al sogno, che corre su un labile confine tra realtà e al-di-là dell’apparenza.

C’è il mondo che appare e quello nascosto al-di-là. C’è la pazzia, su cui camminare in bilico come funamboli sul vuoto, passo dopo passo, fra il sogno che ci guida e l’incertezza di cadere, a ogni momento

Il primo manifesto surrealista è stato scritto nell’autunno 1924 da André Breton, che da ragazzo vive nel nord della Francia a Pantin, dove si era trasferito con i genitori, un comune nella regione della Francia settentrionale che è chiamata Île-de-France. Da ragazzo ama scrivere in versi. Il mondo dei poeti lo chiama: iscritto alla facoltà di medicina continuerà a farne parte. Insieme a altri due poeti, Aragon e Soupault, fonderà la rivista “Littérature”. Intanto continua a studiare e diventa medico. Negli anni Venti si trova a Parigi: è il momento del sogno Dada, del teatro e dei sgnatori, dei poeti. Il Dadaismo era nato in Svizzera, a Zurigo, tra la fine della prima guerra mondiale e il 1920: è il rifiuto della metrica e degli standard, è il no alla logica e alle convenzioni. Dopo la guerra soffoca tutto ciò che stringe e dà un limite: abbiamo visto il peggio, o almeno quello che credevamo fosse il peggio, e ora c’è voglia di allargare le braccia e danzare, ritrovare il ritmo nel pulsare del sangue, respirare e correre. Trovare nuove forme.

Nel 1924 André Breton scrive il Manifeste du surréalisme, che segna la nascita del surrealismo.

Cara immaginazione, quello che più amo in te è che non perdoni. La sola parola libertà è tutto ciò che ancora mi esalta. La credo atta ad alimentare, indefinitamente, l’antico fanatismo umano. Risponde senza dubbio alla mia sola aspirazione legittima. Tra le tante disgrazie di cui siamo eredi, bisogna riconoscere che ci è lasciata la MASSIMA LIBERTÀ dello spirito. Sta a noi non farne cattivo uso. Ridurre l’immaginazione in schiavitù, fosse anche a costo di ciò che viene chiamato sommariamente felicità, è sottrarsi a quel tanto di giustzia suprema che possiamo trovare in fondo a noi stessi. La sola immaginazione mi rende conto di ciò che PUÒ ESSERE, e questo basta a togliere un poco il terribile interdetto; basta, anche, perchè io mi abbandoni ad essa senza paura di essere tratto in inganno (come se fosse possibile un inganno maggiore). Dove comincia a diventare nociva e dove si ferma la sicurezza dello spirito? Per lo spirito, la possibiltà di errare non è piuttosto la contingenza del bene?

Viviamo ancora sotto il regno della logica: questo, naturalmente, è il punto cui volevo arrivare. ma ai giorni nostri, i procedimenti logici non si applicano più se non alla soluzione di problemi di interesse secondario. Il razionalismo assoluto che rimane di moda ci permette di considerare soltanto fatti strettamente connessi alla nostra esperienza. I fini logici, invece, ci sfuggono. Inutile aggiungere che l’esperienza stessa si è vista assegnare dei limiti. Gira dentro una gabbia dalla quale è sempre più difficile farla uscire. Anch’essa poggia sull’utile immediato, ed è sorvegliata dal buon senso. In nome della civiltà, sotto pretesto di progresso, si è arrivati a bandire dallo spirito tutto ciò che, a torto o a ragione, può essere tacciato di superstizione, di chimera; a proscrivere qualsiasi modo di ricerca della verità che non sia conforme all’uso. Si direbbe che si debba a un caso fortuito se di recente è stata riportata alla luce una parte del mondo intellettuale, a mio parere di gran lunga la più importante, di cui si ostentava di non tenere più conto. Bisogna rendere grazie alle scoperte di Freud. In forza di queste scoperte, si delinea finalmente una corrente d’opinione grazie alla quale l’esploratore umano potrà spingere più avanti le proprie investigazioni, sentendosi ormai autorizzato a non considerare soltanto le realtà sommarie. L’immaginazione è forse sul punto di riconquistare i propri diritti……….

L’uomo propone e dispone. Sta soltanto in lui appartenersi interamente, cioè mantenere allo stato anarchico la banda di giorno in giorno più temibile dei suoi desideri. La poesia glielo insegna. Essa porta in se il compenso perfetto delle miserie che sopportiamo. Può essere anche un’ordinatrice se soltanto, sotto il colpo di una delusione meno intima, ci lasciamo andare a prenderla sul tragico. Venga un tempo in cui essa decreti la fine del denaro e spezzi da sola il pane del cielo per la terra! Ci saranno ancora delle assemblee sulle pubbliche piazze, e dei MOVIMENTI cui non avete sperato di prendere parte. Addio selezioni assurde, sogni d’abisso, rivalità, lunghe pazienze, fuga delle stagioni, ordine artificiale delle idee, rampa del pericolo, tempo per tutto! Che ci si dia soltanto la pena di PRATICARE la poesia. Non sta a noi, che già ne viviamo, cercare di far prevalere quel che ci sembra di essere riusciti a scoprire fin qui!……….. Soupault ed io designammo col nome di SURREALISMO il nuovo modo di espressione pura che avevamo a nostra disposizione, e che eravamo impazienti di trasmettere ai nostri amici. Credo che oggi non sia più necessario tornare su questa parola……….. Bisognerebbe essere in mala fede per contestare il diritto che abbiamo di usare la parola SURREALISMO nel senso particolararissimo in cui l’intendiamo perchè è chiaro che prima di noi questa parola non aveva avuto fortuna. La definisco dunque una volta per tutte. SURREALISMO, n. m. Automatismo tipico puro col quale ci si propone di esprimere, sia verbalmete, sia per iscritto, sia in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale. ENCICL. Filos. Il surrealismo si fonda sull’idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme d’associazione finora trascurate, sull’onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero. Tende a liquidare definitivamente tutti gli altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali problemi della vita. Hanno fatto atto di SURREALISMO ASSOLUTO Aragon, Baron, Boiffard, Breton, Carrive, Crevel, Delteil, Desnos, Eluard, Gérard, Limbour, Malkine, Morise, Naville, Noll, Péret, Picon, Soupault e Vicrat.

Il sogno, l’inconscio, il fantastico: l’immaginazione.

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