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Bellezza, un atto di resistenza

A volte dimentichiamo che la vita è una scommessa fin dal primo respiro e la capacità creativa
prende radici dalla mancanza. È attraverso l’immaginazione che l’umanità trova soluzione agli enigmi dell’esistenza.

Bellezza che cura

Arte e cultura da secoli sono considerate una terapia, una cura per il corpo e per lo spirito che si aggiunge alle molte forme in cui può essere intesa la medicina. Sì, perché il potere della bellezza, delle forme e delle parole è immenso: a raccontarlo e ricordarcelo sono stati i saggi di ogni tempo, mistici e artisti. Attraverso i sensi attiviamo la capacità di cambiamento che è in noi, sollecitiamo cuore e cervello, sperimentiamo emozioni e sensazioni. Ritroviamo la strada verso casa, la porta del difficile accesso a noi stessi. La bellezza ha un effetto curativo? Sì. Attraverso le tecniche di neuroimaging oggi sappiamo che le esperienze vissute sono in grado di accendere specifici neuroni e mettere in circolo molecole segnale come endorfine, dopamina e ossitocina, attiva quando facciamo l’amore ma anche durante il parto e nella gestione del dolore. Questi neurotrasmettitori agiscono sui centri più ancestrali del cervello, sono connessi a funzioni vitali come il battito cardiaco e la respirazione, oltre a influire sul modo in cui il nostro organismo si mantiere in salute attraverso la rete linfatica che collega l’encefalo al sistema immunitario.

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La bellezza è un atto di resistenza… e resilienza

Vivere la cultura e respirare bellezza forse non ci salverà dall’attacco di virus e cellule impazzite, eppure, giorno dopo giorno può fare la differenza. Perché in fondo, anche in questa medicina che per secoli ha sezionato, tagliato e aggiustato con ago e filo, un po’ come poteva, si sta svegliando una consapevolezza nuova. Uno dei sintomi è la (ancora lenta) trasformazione del vocabolario: siamo stanchi di ascoltare parole come “nemico da combattere” e sentirci paragonare a robot a cui cambiare i pezzi. Il linguaggio della medicina, così come quello della comunicazione medico-paziente, ha bisogno di una trasformazione già dalle parole.

Forse questo bisogno di cambiamento lo stiamo già vivendo:
è la rivoluzione della bellezza
parte da noi, dalla capacità di accorgerci del mondo,
dagli atti di gentilezza e
dalla consapevolezza della gratitudine
che guarisce e ci fa godere della vita,
anche delle sue lacrime,
che fanno parte della storia
come la bonaccia dopo la tempesta e le attese,
i temporali estivi, le nevicate che tutto sommergono
il coraggio che sboccia di nuovo
e non si placa.
Rubare tempo
per ascoltare storie
e accorgersi della bellezza,
ricordare il viaggio dell’esistenza
tessendo il filo
di un attimo da non dimenticare.
Nella trama del tempo
cucire il senso
sapendo che
ogni giorno
è un viaggio,
non sappiamo
dove ci porterà.
Il senso è in ogni passo
e allora, avanti
senza meta
né destino

Vivi… fino all’ultimo respiro

Le parole hanno un potere, un’energia grandissima. Nessuno può dirci quanto ci resta da vivere: nessuno può saperlo. Quello che sappiamo, invece, è che il nostro corpo è un grande mistero ed non esiste un corpo senza la mente. Siamo un tutt’uno. Ecco perché quello che ascoltiamo, ciò che leggiamo e vediamo, quello che ci emoziona e fa ridere, commuovere e stupire ha un effetto. Le nostre emozioni si prendono cura di ciò che siamo, del nostro bisogno di sorridere e avere una qualità di vita, nei giorni felici così come in quelli più tristi. Anche nella malattia, fino all’ultimo respiro: siamo vivi. La dignità passa anche attraverso questo: la consapevolezza della nostra umanità.

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Pubblicato da

Maddalena De Bernardi

Giornalista freelance e web writer, scrivo di qualità della vita. Ho un dottorato in etnosemiotica con un progetto di ricerca sui riti di cura. Da qualche anno vivo in un borgo dell'Appennino modenese e mi occupo di resilienza, educazione, meditazione

Un commento su “Bellezza, un atto di resistenza”

  1. Ciao Madda!
    Sarà resilienza, sfogo, pianto….
    Dopo ridere per piangere

    je n’ai plus que les souvenirs,
    dorénavant, fuir et partir,
    seront les seules obsessions,
    puisqu’il n’est pas de guérison.
    sans ton sourire, ni ta voix,
    je ne sais pas où est la voie.

    quelle vie? si tu n’est plus là,
    que me reste-t- il ici bas?
    de la terre, j’ai fait le tour,
    que m’importe, l’heure et le jour,
    je n’ai plus ton espérance,
    tout s’éteint, en ton absence.

    j’irai où nous avons vécu,
    chercher tout ce qui est perdu,
    marcher où tes pas sont passés,
    vivre des souvenirs gravés.
    refaire un peu de notre vie,
    si j’y retrouve ton esprit.

    Car c’est ma vie avec la tienne.
    qui est partie, dans la tombe;
    retrouvées, elles vont et viennent,
    sous le marbre, catacombes,
    Où errent pour l’éternité,
    et âmes et corps déposés.

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