Abitare il Tempo

Quello che una fotografia non dice è il silenzio del mattino di ottobre e le voci di chi lo abita.
La cucina allegra di Johnny e Maria, il profumo dei primi mandarini dell’inverno da mangiare sullo sgabello nel ripostiglio della legna perché lì c’è la magia dei posti segreti. C’è il sole che scalda le pietre sui gradini e le chiacchiere con il caffè, i progetti per una partenza imminente e quelli per la settimana che inizia, i progetti immaginati e quelli da cucire insieme con le azioni. Gatto Tappo scappa e si nasconde. C’è il campanile e le noci cadute, spaccate così bene da ghiri e scoiattoli.

C’è Gabriele con la nonna Milena a piccoli passi nel sole del mattino, i cancelli da chiudere e aprire perché è il gioco più bello insieme alle onde da creare nella fontana e poi 〰️senti le mie mani come sono fredde. Le galline da osservare in piedi sul muretto. Il giardino di Anna con quella piccola palma che un giorno sarà un albero alto ma chissà quando. La Vince in piedi sulla porta che per un attimo si ferma e sorride, Sergio che ha ancora vent’anni – come sempre – e entra per il caffè ma soprattutto per salutare tutti come ogni mattino. Nel profondo del Tempo l’età non ci conosce, siamo tutti viaggiatori con carte d’identità che non significano niente.

E poi ci sono le undici e quasi il mezzogiorno, c’è Alessandro che tra poco parte, chissà dove, perché la giornata di un autista è ogni volta un viaggio. Marie Jeanne che è guarita dall’influenza, stende i panni al sole e si prepara al suo lungo breve viaggio per tornare in Toscana, da Pieve a Pistoia e poi in treno fino a Firenze – con il treno e in corriera è un andare antico, curva dopo curva si impara davvero com’è fatto il mondo.

Ecco, andare per case, per strada, per cortili segreti e aie deserte, andare attraverso le persone. Di questo siamo fatti e con questo intrecciamo di senso i fili che tessono il viaggio della vita. I paesaggi sono le persone, sono le voci di chi li abita e percorre.

Ci sono le voci e le case con le imposte già chiuse, o chiuse per sempre. Ci sono voci che ritornano e riempiono le stanze di nuovo, per esempio nei giorni di festa come quello del Ponte che si avvicina, giorni dei Morti e dei vivi che si incontrano di nuovo. Eppure, io lo so, ne sono convinta, c’è un posto dove ci siamo ancora tutti. Tutti insieme. Non importa l’età, se la nonna sarà bambina e come si riconoscerà.
C’è un posto dove siamo e ci sentiamo ancora vivi e continuiamo a essere lì, immersi nel presente del momento, in mezzo a tutto ciò che ancora ci fa fiorire
come rose tardive in un mattino d’autunno.
Appunti sul Tempo

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