Candelora, scopro che il mio disfare l’albero proprio in questi giorni ha un senso antico. Proprio per Candelora era tradizione togliere il presepio, data simbolica della fine del periodo di Natale.
Nel mondo cristiano con la Candelora si ricordano la presentazione di Gesù al tempio e la purificazione di Maria: nel mondo ebraico in base alle leggi di purità le donne seguivano un bagno rituale trascorso un certo periodo dopo il parto. Era, in un certo senso, il ritorno nella società,al quotidiano e agli spazi percorsi e abitati dopo la bolla in cui si è stati immersi nel tempo della nascita.
Che cosa affascinante, il fatto che queste regole di purità trovino un corrispettivo. Alla liturgia cristiana si sovrappongono le celebrazioni dell’antica Roma a Giunone e prima ancora, quando Februus in Etruria era signore della morte e dell’oltretomba. Si portavano fiaccole accese per le strade invocando protezione dalle malattie e guarigione.
Nell’anima delle candele sottili, tremolanti nel buio delle chiese cristiane ortodosse, brucia il fuoco dei grandi ceri offerti a Giunone. Fra il popolo dei Celti la festa di Imbolc segna il cambiamento della luce, fine dell’inverno e inizio di un nuovo periodo: l’arrivo della primavera. Fra diversi popoli al mondo il calendario inizia in primavera. Febbraio visto da questa angolazione diventa, quindi, spazio di confine, chiusura e riapertura di un ciclo: il grande ciclo del tempo, l’anno.
“Madonna della Candelora dell’inverno sèmo fòra ma se piove o tira vento, de l’inverno semo dentro“
Ovvero…
“Se p’a Cannelore ne chòve ‘u virne se ne more”… se a Candelora non piove, l’inverno muore<
