24 luglio

Hiram Bingham, storico, annuncia agli accademici dell’Università di Yale la scoperta di Machu Picchu in Perù, antica città Inca a 2430 metri d’altezza. Era il 24 luglio 1911 e lo studioso continuerà a scavare, fra rocce ed erbacce, fino al 1915 portando alla luce ciò che oggi è un sito protetto Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, nel 2007 eletto una delle Sette meraviglie del mondo moderno.

7 luglio

In Giappone si festeggia Tanabata, la festa della settima notte: accade durante la notte del 7 luglio, ma anche del 7 agosto, che in cielo si incontrino le stelle Vega e Altair. Secondo la tradizione è il momento giusto per esprimere un desiderio del cuore perché sarà esaudito. In Asia si appende fuori dalla porta un ramoscello di bambù e si scrive su una striscia di carta il proprio sogno, da appendere al ramo e affidare agli spiriti dell’aria.

5 luglio

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Il primo bikini della storia

Quando? 5 luglio 1946

Dove? Parigi, Francia

Chi? Louis Réard insieme a Micheline Bernardini, la prima a indossare un bikini

Che cosa? Siamo nello stabilimento della Piscine Molitor, una piscina molto popolare a Parigi, che esiste dal 1929: è una giornata di splendido sole, 5 luglio 1946. Micheline Bernardini indossa il bikini creato da Louis Réard, il quale si è ispirato all’abitudine delle donne di arrotolare il costume per abbronzarsi meglio, sulle spiagge di Saint Tropez

Si chiama bikini, è il costume scandalo che lascia scoperta la pancia e osa solo due triangoli per coprire il seno. Una settimana prima la notizia dei test atomici degli Stati Uniti sull’atollo Bikini nell’Oceano Pacifico

Poi.. ? Ci vorranno anni per prendere coraggio e ancora per un bel po’ in moltissime spiagge d’Europa ci saranno multe salate per chi osa indossare un bikini. Intanto un’azione densa di conseguenze è stata compiuta: la pelle è finalmente esposta! Mostrare l’ombelico, uno scandalo. L’inizio di una rivoluzione culturale.

Le Five Ws o W-h question sono considerate una delle regole base del giornalismo – Who, What, Where, When, Why – ovvero, chi, che cosa, dove, quando, perché. Tuttavia, nel rocambolesco libro dei giorni della nostra esistenza talvolta il perché è un fatto estremamente sfuggente: a volte ritroviamo solo dopo anni le ragioni segrete che ci hanno condotto a certe scelte, talvolta non le sapremo mai e forse solo dall’alto, invisibili e senza tempo, potremo un giorno guardare ciò che è stato il nostro tempo. Nel frat/tempo conosco un viaggiatore intergalattico che dice sempre “e poi… poi, poi”: la Biblioteca del Tempo nella totale libertà e disordine dei fatti coglie questa parola come ispirazione al cambiamento. Anziché chiederci “perché” sostituiamo “why” con “then”… e poi, cos’è successo? Forse se fossimo più concentrati su ciò che ogni singolo fatto e incontro apporta nelle nostre piccole vite potremmo vedere l’incredibile magica trama delle conseguenze che avvolge ogni singola cellula del mondo.

A proposito, per quanto riguarda il bikini vero è che nel 1946, nel dopoguerra di un’Europa che si stava ricostruendo, i nuovi costumi (di stoffa e in senso morale) scompigliarono le abitudini. Ma, non è del tutto vero che fu la prima vola in assoluto del bikini. Infatti, già sugli antichi mosaici di Piazza Armerina a Enna, in Sicilia, otto ragazze incuranti del tempo che passa giocano a palla. Dichiarata Patrimonio Mondiale Unesco, Villa del Casale e i suoi mosaici sono stati datati fra il 320 e il 370 aC.

5 maggio

Il 5 maggio 1978 viene recapitata una lettera a Eleonora Chiavarelli: è l’ultima, scritta dal marito, Aldo Moro, che morirà quattro giorni dopo.

“Mia dolcissima Noretta,
dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli.
Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo ed incredibile comportamento. Essa va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. E’ poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato.
Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande, grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienimi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto anto Luca) Anna Mario il piccolo non nato Agnese Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto. Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta. Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo.
Noretta dolcissima, sono nelle mani di Dio e tue. Prega per me, ricordami soavemente. Carezza i piccoli dolcissimi, tutti. Che Iddio vi aiuti tutti. Un bacio di amore a tutti.
Aldo”

10 aprile

è il 10 aprile. Un ragazzo cammina per la strada, con la mano sposta la falda del cappello per coprirsi gli occhi dal sole. Si accende una sigaretta e sorride, guardando i palazzi, il sole, la gente in questo inizio di anni Venti, burrascoso ed eccitante.
oggi viene pubblicato a NewYork “Il grande Gatsby”, scritto da Francis Scott Fitzgerald: è il 10 aprile 1925. Chissà che tempo faceva a New York. Sono passati (quasi) cento anni.
Siamo di nuovo in un turbinante inizio degli anni Venti, all’inizio di un altro secolo
siamo ancora qui. Sognatori scavezzacollo, inquieti, frementi
scontenti cercatori di felicità,
inquieti dissenti
visionari
stanchi del vecchio mondo
immaginando
il futuro
di nuovo

29 marzo

I primi giorni di primavera e la pioggia che stenta ad arrivare:
il secco attorno, nella natura color terra bruciata e nei nostri pensieri.

A migliaia di chilometri di distanza
in un palazzo affacciato sul Bosforo
oggi si discute di guerra. La pace
un’ipotesi che aneliamo respirare
come l’aria di aprile e maggio,
piena di giornate di sole e
fiori di ciliegio portati dal vento,
un respiro colmo di bellezza

Due anni fa c’era la pandemia e un lockdown che adesso è diventato cosa normale.
Ci aveva fatto vivere una primavera anomala in un mondo irreale,
fatto di silenzi grandi e cieli più azzurri,
che il lato positivo di questo stop di tutto il mondo aveva portato
meno smog e gli animali selvatici avvistati nelle periferie delle città.
Adesso siamo ripartiti, il traffico fa di nuovo rumore e cieli grigi.
Al Covid si sono sostituiti i bollettini quotidiani della guerra.
Una fra le tante guerre nel mondo,
la guerra in Ucraina, solo una fra le tante.
Ma ci tocca, ci scuote,
ci fa provare sentimenti alterni di rabbia e paura.
Perché è vicina. Perché non è più al di là del mare.
Perché non si può più dire “aiutiamoli a casa loro” come i disperati che
abbiamo lasciato affondare e affogare nelle spiagge ai bordi dell’Europa.
In una notte si arriva a Kyev e si torna indietro, portando in macchina figli e famiglie di badanti
per anni si sono occupate dei nostri vecchi, non avevamo mai visto casa loro.
Adesso le conosciamo, loro che parlano la nostra lingua e cercano di scappare dall’ennesima bomba.

Eppure si continua a morire, in Polonia
ai confini con la Bielorussia.
A un ragazzo le guardie di frontiera hanno tranciato un dito
con le stesse forbici
con cui lui aveva tagliato il filo spinato.
Continuano a tenerci prigionieri
i fili spinati della storia, arrotolati
sui nostri cuori e fra le coscienze.

Nel frattempo qui fra le montagne dell’Appennino spuntano di nuovo le violette e le primule,
qualche tarassaco ancora timido.
Tu che prima non esistevi ora hai già quasi due anni
cammini curioso per questo pianeta. Sei ricoperto di polvere,
metti le mani nella terra e da ieri viaggi con uno spruzzino pieno d’acqua
spruzzando ovunque
con un cappello enorme messicano
trasformi ogni giornata in
gioco
esplorazione

poi ti addormenti di botto e
nel silenzio
riordino i pensieri
29 marzo ’22

Dal diario del 29 marzo ’20 primavera in quarantena
Mattarello e profumo di ragù, il sapore della domenica e della cucina delle nonne. Il sole eclatante e il cielo blu: lo guardiamo dalla finestra e ci immaginiamo l’aria in faccia, l’odore del mare e quello dolcissimo dei gelsomini che sbocciano fra i cancelli di città. Avremo di nuovo il vento fra i capelli, il sole che brucia la faccia e il freddo sulle guance, i tavolini all’aperto e i vagabondaggi senza meta dei giorni liberi. Vedremo nuovi paesaggi e i posti del cuore dove amiamo tornare. Ritorneremo a passare attraverso caselli di autostrade e perderci in strade mai viste, finendo in case dove si parlano lingue sconosciute. Ci guarderemo in faccia sorridendoci al di là delle parole. Ci tufferemo e mangeremo gelati seduti sui muretti, compreremo giornali da leggere al bar mentre i bambini giocano a palla e fanno castelli di sabbia gridando con le loro vocine acute. E non ci arrabbieremo perché ora sappiamo che ci mancano i bambini con i loro giochi e le urla di vita, la musica che esce dalle finestre aperte, il chiasso giù in strada. Andremo a passeggio tenendoci per mano, sapendo quanto vale

12 gennaio

la neve sui tetti, appena apri gli occhi
nascondersi fino al naso sotto al piumone
libri leggeri
un bacio del buon giorno
pancake a colazione e marmellata di pesche

il rumore della lavatrice
cieli azzurri infiniti, sole che scioglie il ghiaccio
nel cuore
la telefonata di una persona cara
lontana
la voce di oggi

chiudere gli occhi per un attimo
il profumo di caffè dopo pranzo
uscire con i capelli bagnati
immaginarsi la luce dell’estate
sulla pelle
toccare il tessuto dei pantaloni e sorridere
imparare a infilarsi una felpa per la prima volta
quasi da solo
prima un braccio poi la testa
gli stivaletti al contrario
il cappell storto

la sensazione meravigliosa di quegli attimi
quando l’anima è leggera
senza un perché
solo per una giornata di sole,
un paio di pantaloni puliti dopo la doccia:
cambiamo abiti e abitudini

e poi piedi freddi
addormentarsi abbracciati
la luce della luna e il silenzio improvviso della notte.
Chiederci quali sogni vogliamo per domani
12 gennaio ’22