Ieri sono andata a fare la spesa con la mia famiglia e per tutto il tempo non ho potuto fare a meno di pensare quanto gesti così semplici possano diventare un’inconcepibile assurda irrealtà: strisciare una carta, assaggiare un frutto dell’estate, fare una marmellata, comprare quello di cui hai bisogno e quello che ti piace, pensare alla cena con i tuoi.
Se ogni guerra fa orrore e quella in Ucraina ci ha creato spavento perché nel cuore dell’Europa, a un passo dalle nostre case, Gaza è l’inimaginabile, è un libro di storia che credevamo di aver già studiato tutti.
Avevamo detto mai più. Da bambina – come tanti, immagino – mi chiedevo: perché nessuno ha fatto niente, perché non si sono ribellati o non se ne sono andati. Era un mondo che non potete capire, mi disse un uomo di oltre novant’anni un giorno, uno che la guerra l’aveva fatta da ragazzo: era un mondo che non potete nemmeno immaginare. Oggi, con la tv o internet e i giornali, non riusciamo a immaginare il mondo di una volta, quando eri lì, nel paese in cui vivevi, e dovevi aspettare magari per giorni, settimane, una notizia; ed era una notizia nebulosa, una voce stentata alla radio, voci contradditorie e troppo vaghe per poter capire cosa accadeva nei dettagli, per poter farsi una visione chiara del mondo.
Oggi sì, lo sappiamo cosa accade. Di immagini ne vediamo fin troppe e forse serviranno solo ai tribunali, per non dimenticare e condannare, per avere prove. A noi non servono immagini per vedere l’orrore.
Far morire di fame. In tanti luoghi del mondo purtroppo si combatte ancora contro la fame. A Gaza accade che qualcuno abbia deciso di far morire di fame come strategia di guerra e questo è un crimine contro l’umanità.
Tu che studierai la guerra a Gaza sui libri di scuola, tu che ne parlerai al mondo perché sarai un sopravvissuto racconterai tutto questo. Dirai che non si è trattato di mancanza di visione da parte delle persone, ma di decisioni prese dai governi. Perché a volte i governi sono più forti e agitano il loro potere per schiacciare i singoli.
Eppure, l’essere umano che combatte con la resilienza di una chiocciola capace di ricostruirsi interamente, non si arrende. Anche se con un solo piccolo gesto riesce ad aggiungere ogni giorno una goccia di colore nel grigio mare dell’indifferenza.
Qualche giorno fa per le strade di Tel Aviv si camminava per una manifestazione contro la guerra, organizzata dall’associazione “Standing together”: israeliani, ragazzi e ragazze, persone che non vogliono partecipare e accettare la logica del loro governo. Sono lì, a dire che c’è una generazione nuova, che sta aprendo gli occhi alla consapevolezza.
Oggi un’emittente israeliana ha dato voce a fonti che hanno rivelato di aver distrutto e nascosto interi camion di aiuti umanitari a Gaza, alcuni sono ancora lì, che attendono sotto il sole di poter essere consegnati.
Qualcosa sta accadendo. E forse la trasformazione può accadere solo così, dall’interno. Come nelle più grandi rivoluzioni della storia, è da una cellula del tessuto che piano piano si diffonde una linfa differente, una consapevolezza nuova, che parte lenta e sporadica per diventare inarrestabile, destinata a creare una nuova rete e ricoprire la vecchia ossatura di un senso mai osato prima.
Nel frattempo non possiamo non pensare e sentire il cuore battere, noi umani fra gli umani
