Quando te lo ricordi all’improvviso e pensi “come ho fatto a dimenticare”.
E poi la giornata che ti sorprende perché non ha nulla di speciale. Il tran tran.
Un caffé nel sole di un inverosimile inverno. La macchina da aggiustare. L’odore di alcol e sapone del pavimento lavato in cucina. Il maglione in disordine. Le facce di quelli a cui vuoi bene.
Un partita a carte e gli urlacci sulle briscole da giocare per ignorare i postumi della cura pesante che circola nel sangue di uno che oggi si è vissuto l’ospedale.
Il vento freddo della sera, il profumo del sugo, le stelle silenziose e presenti.
Nella banalità della normale routine risplende il senso della vera festa, l’esistenza che ci sorprende di stupore: ancora qui, insieme.
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