“La bellezza è sempre stata pericolosa”
Reinaldo Arenas
Reinaldo Arenas è morto a New York il 7 dicembre 1990, con le luci di Natale già accese per le strade e il viavai del venerdì, la settimana finita alle spalle e davanti il lungo ponte di un week end di festa.
Sul biglietto d’addio ha scritto: «Vi lascio in eredità tutte le mie paure, ma anche la speranza che presto Cuba sia libera». Vi lascio in eredità tutte le mie paure.
Lui, nato ad Aguas Claras in un giorno d’estate, il 16 luglio 1943, ci aveva messo quasi vent’anni per scappare dalle sue paure. Ma forse a fuggire veramente non ci si riesce mai, perché le paure ci inseguono, come l’ombra di Peter Pan eterno fanciullo.
Imprigionato, torturato, costretto ai lavori forzati, il poeta Reinaldo vede distruggersi la carta e impara a memoria i suoi versi. Scambierà la libertà con una “i”: sul passaporto Arinas invece di Arenas.
Reinaldo Arenas era cubano. Perseguitato, scrisse più volte le sue poesie: le sue raccolte, nascoste, distrutte, ritrovate, inviate, pensate, scritte e riscritte sulla pelle, alla fine le aveva imparate a memoria, limate, come succede quando scrivi e ti tocca riscrivere, scegli meglio, impari. E forse sono le parole ad aver scritto lui, alla fine.
Non si è mai arreso a essere ciò che non era. È riuscito a scappare alla fine. Morirà, anche. Alla fine, come tutti. Ma la cosa importante è che la libertà non si arrende: non si arrende la poesia, non si arrende la bellezza. È per questo che i poeti, gli artisti e i letterati sono ribelli della peggior specie: non riescono ad arrendersi al grigio e alla banalità, a chi vorrebbe trasformare i giardini selvaggi in aiuole ben ordinate.
Ognuno con ciò che ha, essere come si è
dare al mondo quello che siamo, così come siamo
è la bellezza più grande
è più difficile e in fondo semplicissima,
puro coraggio
A proposito, dalla autobiografia di Reinaldo Arenas, Antes que anochezca, il film “Prima che sia notte” (2000) di Julian Schnabel con Javier Bardem