Arte pericolosa

〰️Mami, guarda forse prima facevi un’altra cosa perché qui c’è un fucile e questo spara ai cinghiali come fanno i cacciatori

Vieni, ti racconto una cosa. Questo innanzitutto non è un fucile ma una pistola, si chiama revolver. E non è l’unica cosa che c’è su questa borsa: c’è anche lui, lo vedi, su questa striscia di tessuto ritagliato come una fototessera. Lui si chiamava Andy.
Andy Warhol. Un giorno una donna di nome Valerie Solanas lo ha incontrato e gli ha sparato. Questo è ciò che racconta la borsa, che l’arte a volte è più pericolosa della guerra. Perché gli artisti la rivoluzione la fanno da dentro, cambiano la storia trasformando la coscienza.

〰️E lui, è morto?

Adesso sì, è passato tanto tempo. Ma non è morto per il colpo di rivoltella. È sopravvissuto e ha continuato a fare quello che faceva: creare. Inventare mondi. Reinventare il mondo che vedeva, questo è quello che fa un artista. Ed è per questo che l’arte fa paura. Perché è più rivoluzionaria della guerra.

La rivoluzione che creano gli artisti è dentro. Una volta che inizia niente è più uguale perché ti insegna a vedere nuovi mondi dentro quelli che già esistono e ti racconta il più grande atto di ribellione: il fatto che puoi percorrerli tutti, non c’è limite alla libertà. Non ha limiti l’immaginazione.

Sul lunedì e sulla mia nuova vecchia borsa, la preferita dell’università, ritrovata nell’armadio .

Siamo bellissimi e nessuno ce l’ha mai detto

Appunti sul Tempo di Maddalena De Bernardi

Siamo bellissimi e nessuno ce l’ha mai detto

Diciamo ai bambini di essere “bravi”, di fare i bravi. Ma in realtà nessuno di noi è bravo o non-bravo. Siamo tutto, siamo tutti. La parola “gentile” in origine significava “appartenente alla stessa famiglia”, ecco se pensiamo di appartenere a un’unica famiglia forse possiamo diventare più gentili. E non si tratta solo dell’umano. Apparteniamo alla tribù, così variopinta, così diversa nelle forme e nella manifestazione, che si trova qui in viaggio sul pianeta Terra.

Siamo alberi, siamo pioggia e fiume, siamo mare, siamo umani, siamo tigre, siamo lepre. Siamo sogni, siamo attesa, amore, passione, rabbia. Quando siamo gentili è perché vediamo la bellezza dentro l’altro che siamo noi e ci ricordiamo che apparteniamo tutti alla stessa grande famiglia di viaggiatori in questo immenso sconosciuto universo.

Riflettevo tempo fa, abbiamo questa idea di dover tirare fuori il meglio da noi stessi e dal mondo. Invece basterebbe vedere quanto siamo già tutto questo e oltre, altro.
Eravamo bellissimi, quando abbiamo iniziato a percorrere questa strada, appena precipitati su questa sfera azzurra chiamata Terra.
Siamo bellissimi e nessuno ce l’ha mai detto.

Oggi fai un’azione che ti renda felice

Sulla spiaggia di una giornata d’inverno, quando il litorale è vuoto e intorno ci sono solo piccoli viaggiatori temerari, pescatori e cani sciolti

andiamo dai pescatori, dico
la canina abbaia ancora più furiosa
ci avviciniamo
tu ti fermi a osservare la canna da pesca piantata nella sabbia, lunghissima
dal filo alzi lo sguardo fino su, dove finisce e si confonde con il cielo

vuoi vedere un pesce?, ti dice quello ed è un ragazzo bruno e alto, con l’accento forte di un’altrove che per un attimo mi sembra di essere là, dove viene lui, un’altra isola nel blu

ecco – e scoperchia un secchio rosso – è ancora vivo, anche se ormai è quasi morto
con i suoi occhi scuri ti guarda

tu sei serio,
abbassi lo sguardo
osservi il pesce, una piccola guglia grigia che guizza in due dita d’acqua
non fai per toccarla, rimani serio,
a guardarla.

tu, viaggiatore intergalattico ancora non parli la lingua terrestre, ma
usi i gesti, come ogni buon viaggiatore al di là dei confini, in visita a mondi non suoi
con lo sguardo fermo e accigliato, fissi giù nel secchio
punti l’indice minuscolo
là, verso l’azzurro infinito dell’acqua
quell’essere liquido
appartiene al mare

poi, senza salutare te ne vai
passo dopo piccolo passo
arrancando nella sabbia
con l’andatura instabile che hanno i bambini molto piccoli e i vecchierelli
non guardi pù nessuno, solo drittto davanti a te

a me scende un senso vago di tristezza
assenza di libertà che fa male e amaro del limite ineluttabile
così è la vita
la canina abbaia,
il mare butta verso di noi ondate fredde che bagnano la punta dei piedi
tu raccogli sassi, io conchiglie che poi mi fai lasciare a terra

passa qualche minuto,
il ragazzo pescatore, accanto a qualche metro di distanza
si è piegato verso il secchio rosso e ora va verso il mare
gli stivali immersi nell’acqua ghiacciata
fra le pozze del bagnasciuga
è la piccola guglia
libera,
ancora viva
nuota

ecco, ora è libera dice lui
a me scende un sorriso profondo nel cuore
tu lo guardi come ovvio,
deve tornare là, a ciò a cui appartiene, ognuno.
Io vedo lui, di un posto lontano sul mare, ad abitare in una città non sua e anche se non lo conosco e me lo immagino, su una spiaggia solitaria fuori stagione, per stare in piedi di fronte all’infinito e ricordarsi il suo di mare.

sono azioni piccolissime a salvarci,
gesti di bellezza
forza, libertà
coraggio
gentilezza. Sono quello che
ti fa sorridere e sentire libero dentro

Immaginazione

Ci vorrebbe l’ora di immaginazione
in tutte le scuole, per tutta la vita.

Educazione all’immaginazione no,
che di immaginare siamo capaci benissimo.
Proprio un’ora così, da lasciarsi liberi
vagare con il pensiero
vagabondare fra le idee e i ricordi.
Costruiremo cose da fare, modi di essere e nuovi finali

il diritto di fantasticare

poter cambiare le storie

disegnare orizzonti mai visti

esplorare l’inesplorato.

Non sarà un caso se il mondo,
raccontano in cento lingue diverse
tutti i saggi del mondo,
è nato così
immaginato prima che creato
detto, pronunciato, raccontato

pensiamo i nostri desideri
diamo loro una forma, poi
puntiamo il dito
andiamo in giro
a cercare i nostri sogni.

Anno dopo anno
lo dimentichiamo
cosa vuol dire
immaginare

iniziamo a credere nei soliti finali

impossibile
immaginare case e lavori nuovi,
immaginare nuove vite
impossibile

invece è solo questione di esercizio,

immaginare

scriveva Joseph Conrad
– Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando? –

Chankillo in Perù, millenario calendario solare

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Chankillo in Peru – fotografia di Ivan Ghezzi/Courtesy of World Monuments Fund.

Ci sono tredici torri nel deserto, in Perù, nella valle di Casma.
Sono diventate Patrimonio dell’Umanità Unesco.

Sembrano denti che si alzano nella polvere del deserto.
Lì, sulla roccia, sono i punti dove il sole sorge e tramonta durante l’arco dell’anno.

Un segna-tempo.
Un orologio grande quattro chilometri di terra.
Un osservatorio solare e astronico,
vecchio di 2300 anni

I giardini del muschio rosa di Takinoue in Giappone

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Takinoue, prefettura di Hokkaido in Giappone

Nella prefettura di Hokkaido i giardini rosa di Takinoue in primavera

Il nome Takinoue, che letteralmente significa “sopra alla cascata” in lingua Ainu Takinoue è detto “Ponkamuikotan”, il “villaggio dei piccoli dei”.

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Ricordi di un angolo di primavera, 2014 Credits: instagram/shu_photographs

Moss phlox primavera giappone
Credits: instagram/shu_photographs