Dentro la fine un nuovo inizio

Il senso amaro della fine, lo stupore che pizzica gli occhi.
Quell’emozione grande che stravolge il respiro e il cuore allora batte più forte.
I grandi dolori, così forti che quasi non li senti (hanno spiegato che è vero, succede anche in caso di forti traumi e chi ha vissuto un incidente me l’ha raccontato in tanti casi: il dolore, quello forte, quello vero, l’ho sentito solo dopo)
La felicità pura, quella che ti fa piangere e poi ridere e poi ancora piangere
Il senso di abbattimento e la stanchezza,
come prima dell’alba, quando sei alzato da una notte lunga, lunghissima e
il giorno arriva all’improvviso
la luce fra i tetti
il silenzio del mattino presto
le saracinesche ancora chiuse e le finestre da cui filtrano le lampadine accese di
chi mette su il caffè
l’odore di pane fresco nell’aria.

La sensazione che sì, è finita.
Un colpo di spugna
Una riga tracciata con la matita rossa e blu
dritta, netta.
Un punto e
a capo.

Proprio quando sei lì e
ti abbandoni
perché non puoi fare altro, perché sei alla fine
la testa si svuota
leggerezza senza limiti
non essere più.
E allora accade, chiudi gli occhi.
Il cuore è un volo invisibile

Dentro la fine il nuovo inizio
sta già accadendo.

Quest’anno ha portato momenti difficili, gioie improvvise, il talento di coltivare una rosa e imparare dalle spine, l’incontro con la morte, il tempo degli addii. Ora arriva il tempo di inventare nuove parole per un ciclo, di nuovo, che inizia

A Capodanno a Benevento si fanno le zeppole: sono simili alle pittule, leccesi, che a Taranto si chiamano pettole e si preparano per santa Cecilia. Acqua e farina, gli ingredienti base di tutti i popoli del mondo, l’olio bollente che c’è da stare attenti. Si rotolano nello zucchero le pettole, invece le zeppole si mangiano così, o con il prosciutto. Da un pizzaiolo di Napoli a Roma una volta ho imparato una cosa simile, angeli o diavoletti, che sarebbero poi l’impasto della pizza fatto a pezzi e fritto, con il pomodoro se sono angioletti o piccante.
Quanti nomi e quanti modi di inventare la farina, l’acqua e l’olio, patrimonio antico dove dentro c’è la storia dell’uomo, lacrime, gioia e fatica, ricerca e bellezza. Quanti nomi e quanti modi per inventare la fine e un nuovo inizio.
E così alla tavola di Capodanno, che non è la fine, come spesso pensiamo, bensì l’inizio, capo-d-anno, succede di trovarsi tutti insieme intorno a una tavola: chi si conosce e chi no, chi è amico e chi lo diventa ora. E fra scambi, assaggi e racconti, si snocciola il filo che tesse la nostra trama da dove siamo arrivati fino a qui. Il nuovo anno lo voglio immaginare un po’ così.

Una tavola apparecchiata nella notte e tutte le risate che la fanno vivere, sguardi che diventano amici, luoghi dove girare una chiave ed entrare nella storia che raccontano. Per perdersi nel viaggio e attraverso lo spazio ritrovare il tempo.

Per ricordarsi che capodanno è il giorno che decidiamo. Capodanno è il nostro compleanno, quando un’annata si chiude come al compimento del primo anno di un bambino, e un’annata si apre. Capodanno è il giorno dopo il grande evento che conosci solo tu.
Il primo giorno di un nuovo ciclo nasce dentro la fine di quello che portiamo nascosto nel cuore.

1/2020
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René Samuel Cassin e la Dichiarazione universale dei diritti umani

Chi sedeva fra i redattori della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948? Uno di essi fu René Samuel Cassin. Figlio di una famiglia di mercanti, René Samuel Cassin nasce a Bayonne il 5 ottobre 1887: morirà a Parigi nel nuovo secolo, il 20 febbraio 1976. Giurista, magistrato e diplomatico francese, è Presidente della Corte Europea dei diritti dell’uomo e Premio Nobel per la pace nel 1968.

René Samuel Cassin nel 1908 si laurea in letteratura, successivamente in legge; poi nel 1914 conclude gli studi laureandosi in economia e in scienze politiche. Letteratura, giurisprudenza, economia e scienze politiche: un’immersione nella materia dell’umano, dai numeri e il senso di un commercio che forse veniva anche dalla tradizione familiare, alle discipline che permettono di penetrare nell’arte e nella cultura, costruendo un’idea più vasta sull’uomo e sulla società. E un orizzonte mentale in grado di andare oltre ai confini era presente, saldo e luminoso, nella testa di quest’uomo, che fu tra i promotori e redattori della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, il cui impegno venne riconosciuto con il Premio Nobel per la pace.

Attualmente esiste il Premio René Cassin dedicato alle tesi sui diritti umani