Arte pericolosa

〰️Mami, guarda forse prima facevi un’altra cosa perché qui c’è un fucile e questo spara ai cinghiali come fanno i cacciatori

Vieni, ti racconto una cosa. Questo innanzitutto non è un fucile ma una pistola, si chiama revolver. E non è l’unica cosa che c’è su questa borsa: c’è anche lui, lo vedi, su questa striscia di tessuto ritagliato come una fototessera. Lui si chiamava Andy.
Andy Warhol. Un giorno una donna di nome Valerie Solanas lo ha incontrato e gli ha sparato. Questo è ciò che racconta la borsa, che l’arte a volte è più pericolosa della guerra. Perché gli artisti la rivoluzione la fanno da dentro, cambiano la storia trasformando la coscienza.

〰️E lui, è morto?

Adesso sì, è passato tanto tempo. Ma non è morto per il colpo di rivoltella. È sopravvissuto e ha continuato a fare quello che faceva: creare. Inventare mondi. Reinventare il mondo che vedeva, questo è quello che fa un artista. Ed è per questo che l’arte fa paura. Perché è più rivoluzionaria della guerra.

La rivoluzione che creano gli artisti è dentro. Una volta che inizia niente è più uguale perché ti insegna a vedere nuovi mondi dentro quelli che già esistono e ti racconta il più grande atto di ribellione: il fatto che puoi percorrerli tutti, non c’è limite alla libertà. Non ha limiti l’immaginazione.

Sul lunedì e sulla mia nuova vecchia borsa, la preferita dell’università, ritrovata nell’armadio .

Immaginiamo la vita come un viaggio

In tutte le culture del mondo l’essere umano ha avvicinato l’idea del procedere dell’esistenza al viaggiare.
Immaginiamo la vita come un viaggio e in questo andare ci muoviamo da un inizio, sfocato nei ricordi, fino alla fine, che non sappiamo quando accadrà. Camminiamo, un passo dopo l’altro, attraverso nuove avventure, persone amate, ostacoli da superare. Al bivio delle scelte immaginiamo percorsi differenti, imbocchiamo strade sconosciute. Cadiamo, ci rialziamo, proviamo una tempesta di emozione. Dal mondo là fuori e negli universi nascosti dentro di noi, troviamo la traccia verso un orizzonte da scoprire, giorno dopo giorno. Le buone idee cambiano il mondo e ci trasformano con il coraggio dell’immaginazione.

Progetto Biblioteca del Tempo

Quello che mi interessa è il tempo. Viaggiamo nello spazio, eppure non facciamo altro che viaggiare nel tempo. Di nessuna geografia possiamo affermare con sicurezza “Già visto”: ogni luogo si modifica, istante dopo istante, nel passare delle stagioni. E noi con lui. Mai sei uguale a ciò che sei già stato, difficilmente torneremo in una certa via o in una città con la stessa valigia di esperienze, emozioni e umori: ogni volta il ritorno segna l’inizio di un nuovo paesaggio dell’anima. Sulla geografia scriviamo la storia delle nostre vite. È un viaggio fisico, sensoriale. Ma viaggiare è anche l’altrove dove non andremo mai. Non basterebbero mille vite per vedere ogni angolo del mondo, per viaggiarlo nei suoi piccoli cambiamenti quotidiani. La rete internet amplia la nostra esperienza di viaggio perché possiamo volare dall’altra parte del mondo nello spazio di pochi istanti. Accade grazie alla nostra immaginazione. E alla condivisione.

Biblioteca del Tempo nasce come collezione di istanti e piccolo archivio di vita condivisa, ispirazione nel viaggio dei giorni

Ogni vita è un libro, ogni vita è un viaggio. Ogni giorno è un viaggio che non conosco. Siamo il sussurro di una voce che vola come una foglia nel vento, splendida ed effimera. Dimenticati dalla storia, scavalcati dal silenzio, tutti noi siamo una biblioteca umana fatta di istanti, momenti di una memoria condivisa che è la mia, la tua, la nostra, della vita che abbiamo vissuto e quella che ha vissuto un altro, uno come noi, migliaia di chilometri più in là, manciate di anni più avanti o indietro.
Una biblioteca fatta di voci, sguardi, uomini e donne, bambini.
Una biblioteca umana dove rintracciare il filo di una traccia capace di avvolgere tutto il cuore del mondo

✏️ Doni un ricordo? Se hai voglia di condividere una memoria scrivi a bibliotecadeltempo@gmail.com oppure usa #bibliotecadeltempo

Partiamo per un’avventura?

〰️guarda mamma, una foglia caduta

sì, la prima figlia dell’autunno che vola nell’aria, me l’hai fatta notare tu qualche giorno fa

la sorpresa di mille farfalline azzurre sull’erba medica fiorita, si confondono con il viola del prato e volteggiano,
come minuscoli petali leggeri portati dall’aria

il biancospino un tempo profumato, ora tornato nel periodo dell’anno in cui è verde cespuglio dalla bellezza spinosa e discreta, che non si fa notare se non a sguardo attento

le foglie grandi e ovali del noce, profumatissime quando le strofini fra le dita: gli alberi ancora verdi, ma già con qualche punta di giallo

fermarsi a osservare una strana pianta spinosa e il ragno che vi ha trovato casa

osservare il muschio, interrogarsi sulle direzioni e rifarle con il corpo, braccia e gambe a orientarci verso mondi diversi

giocare con la terra, scoprire che con il fango si impasta, creare torri di sassi, fermarsi a seguire il percorso di un insetto.

Oggi mi dici 〰️partiamo per un’avventura? Mi torna in mente così, con la meraviglia della parola AVVENTURA che all’inizio dell’esistenza è la scoperta a guidare la giornata.

Avventura, senti che suono mentre lo dici.

Ogni giorno è un viaggio che non conosciamo, ogni giorno c’è l’andare. Immaginare, trovare, osservare. La magia della scoperta è nel toccare, sperimentare, nel fermarsi. Vedere attraverso la pelle. Crescere esploratori è un’attitudine, ovunque saremo

Armonica a bocca

“Poi accarezzava la sua armonica a bocca, lustrandola col fazzoletto. Era davvero strano vedere un uomo così grosso suonare uno strumento così piccolo. Ma appena si metteva a soffiare dentro quell’oggetto, era in grado di risvegliare motivi venuti da altre acque, da altri asfalti, da altre vite”

Davide Van De Sfroos

Quando è stata inventata l’armonica a bocca? Esistono l’armonica diatonica e l’armonica cromatica, con un tasto per il semitono. Sembra che l’armonica a bocca così come la conosciamo sia stata inventata nel 1821 dal tedesco Christian Friedrich Ludwig Buschmann, che registrò il brevetto di questa invenzione quando aveva sedici anni. Chiama la sua invenzione “aura” e la descrive così: “un nuovo strumento semplicemente straordinario. Nella sua interezza misura 4 inches di diametro… ma è possibile ottenere venti note e tutte dal ‘pianissimo’ al ‘crescendo’ senza avere bisogno della tastiera, armonia di sei toni, e abilità di poter tenere una nota tanto a lungo quanto lo si desidera“. Si trattava di un piccolo strumento in acciaio: qualche anno dopo, nel 1826 un liutaio di nome Joseph Richter introdurrà un importante cambiamento. Infatti, modifica la struttura dello strumento creando due porta ance separate, una per le note soffiate e una per le note aspirate. Nasce l’accordatura standard dell’armonica diatonica detta accordatura Richter.

“La cosa è un po’ vaga ma diciamo che a differenza di tutti io soffiavo più note di quante ne aspirassi. Ovviamente il modo corretto di suonare l’armonica blues era quello di Little Walter o Sonny Boy Williamson, i quali aspirano la maggior parte delle note; io invece di preferenza soffiavo, perché ero l’unico a fare una cosa del genere. Ecco come venne fuori il mio caratteristico sound di armonica e chitarra, che non avevo mai sentito fino ad allora: quasi per caso…”

Bob Dylan

La prima fabbrica di armoniche a bocca

Credits. Seydel

Nel 1857 nasce la prima fabbrica di armoniche a bocca grazie a Christian August Seydel a Klingenthal, in Germania. Ancora oggi questa antica fabbrica nella regione della Sassonia continua a realizzare armoniche a bocca che giungono in ogni parte del mondo. I figli di Seydel, Richard e Moritz viaggiano verso l’America e così l’armonica attraversa l’oceano.

Arriva la guerra, prima il conflitto mondiale del ’15-18 e poi la seconda guerra mondiale. Una piccola armonica a bocca, per cui basta una tasca, è l‘unico strumento che i soldati possono portare con sé. Immagina una lunga notte di colpi e le attese interminabili, i vuoti di tempo che ogni guerra porta con sé e la nostalgia di casa: la melodia di una voce che si infila fra i fori di acciaio e arriva come il filo sottile di un pensiero che vola.

Credts: Seydel

Durante la seconda guerra mondiale gli uomini sono chiamati al fronte e sono le donne a condurre l’azienda, Margarete Seydel insieme a Hedwig Bischoffberger. Cosa accade successivamente? Come tante aziende e famiglie la storia del singolo viene scossa dalle onde di una storia più grande. Nel 1949 vengono dichiarate indipendenti la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca, controllata dall’URSS. Sotto l’occupazione sovietica l’amministrazione della fabbrica è governativa. Bisognerà attendere la riunificazione della Germania perché l’antica fabbrica torni nelle mani della famiglia, nel luglio 1991. Inizialmente i tempi non sono facili e la direzione viene dichiarata insolvente a causa dei debiti: nel novembre 2004 la situazione diventa di pubblico dominio. Ma accade un fatto straordinario. Quando nessuno se lo aspettava compare un investitore disposto a credere nella lunga tradizione di questa produzione, Niama Media. Così, la storia continua…

Perdersi a Klingenthal

A proposito, il posto dove ha sede la fabbrica di armoniche Seydel possiede una storia molto speciale. Sì, perché la città di Klingenthal, che è circondata dal parco naturale Erzgebirge, è a 150 km da Leipzig, Lipsia, e a 50 km dalla città termale ceca di Karlovy Vary, così vicina alla Repubblica Ceca che la linea di confine si confonde lungo la strada di un paesaggio, architettonico e umano, che prende suggestioni diverse e ritmi capaci di ballare insieme una danza attraverso il tempo.

Dove dormono i pesci?

I pesci si nascondono fra i coralli e nei rifugi fatti di scoglio.

I pesci non hanno le palpebre: stanno a occhi aperti e scrutano il buio.

I pesci si lasciano cullare dalla corrente.

In fondo al mare, il mondo è blu

Là, dove arrivano i sub con le loro maschere e le bombole piene di ossigeno portato dalla Terra, immagina com’è vivere nuotando in silenzio

nell’acqua, ogni suono è diverso

Cose da fare con i bambini in estate

Un piccolo annaffiatoio e i nuovi vasi di fiori da curare giorno per giorno

Imparare il senso del tempo da una pianta che nasce e cresce, non importa se non c’è il giardino: basta un davanzale

Andare a inseguire le lucciole nelle notti di giugno

Lavare le tazze della colazione stando ben attenti a quelle che si rompono e poi trasformare il lavandino in lago e bicchierini o vecchi gusci di noci in barche

〰️Usciamo!
Adesso andiamo a letto?
〰️Non ancora. Guarda. Se guardi in alto ci sono le lucciole. E le stelle, tantissime
Un’amaca. Una notte d’estate. Una piccola chitarra.
E se chiudi gli occhi ti addormenterai ascoltando i grilli

Colorare. Colorare con le tempere i sassi, anche quelli belli piatti e larghi del giardino, da lasciar colorare sopra il colore che tanto non importa, colorare con i pennarelli e i pastelli quando fa troppo caldo per dormire, colorare con i colori alimentari e il ghiaccio o con le piante per spremerle e farne inchiostri naturali, colorare con gli acquerelli leggeri leggeri di sera, prima di andare a dormire, quando ancora non arriva il sonno e in un attimo è tutto pulito per la buona notte

Tagliare il melone, la frutta e i pomodori per il pranzo. Impastare il pane perché è divertente e fare la salsa guacamole con l’avocado per la merenda

“Pensate a un bambino che, per la prima volta, vede un altro bambino fare una capriola: nel suo cervello, in modo automatico, si attivano gruppi di neuroni che elaborano lo schema di movimento che, fino a quel momento, il bambino-osservatore non ha mai compiuto.
Lo schema implica sequenze muscolari come puntare le braccia, raccogliere il corpo, estendere le gambe, flettere la testa, compiere un giro su se stessi, ritornare in piedi.
Nessuna parola riuscirebbe a trasmettere al bambino l’informazione necessaria per descrivergli la capriola, nessuna astrazione è in grado di emulare la concretezza del movimento: il bambino deve provare, azzardare la sua prima capriola, anche se quella capriola è stata in qualche modo già preparata dai neuroni specchio che hanno interiorizzato le sequenze motorie necessarie.”
A. Oliverio

Andare al parco giochi, da soli e in compagnia. Fare un passo indietro, noi “grandi”, e restare a guardare loro, i “piccoli”: loro che quando nessuno li guarda intessono relazioni, si fanno domande, si comprendono fra loro con piccoli e grandi discorsi. E si osservano: sì, perché tante abilità nascono proprio così, osservando quelli che sanno già fare una certa cosa. Per quante spiegazioni tu possa leggere, non c’è nulla come vedere qualcuno che ti mostra quella cosa mentre le fa e i bambini in questo sono bravissimi insegnanti: sia fra loro sia a noi non ripetono altro che “guardami.. guarda cosa so fare”.

Fare yoga! Sì, soprattutto nelle ore di afa o per sgranchirsi la mattina. Ai bambini non servono troppe teorie, ma da bambini siamo dotati di un’incredibile elasticità che tendiamo gradualmente a perdere nel trascorrere degli anni: basta qualche libretto o delle fotocopie, soprattutto appendiamole in casa in posti dove sono visibili. Basta qualche istante ogni giorno, i piccoli si divertiranno a rifarle guardando la figura (noi ci proveremo e sarà un buon esercizio stretching per le nostre schiene). Conservare anche solo un briciolo di quell’elasticità sarà un dono meraviglioso

Uscire a fare una passeggiata, che sia nel bosco, in spiaggia o nel quartiere. Uscire a piccoli passi e senza fretta, pronti a non sapere quando si farà ritorno: questo è lo spirito dei piccoli esploratori e loro, i bambini, lo sanno benissimo. Siamo noi che abbiamo fretta, abbiamo commissioni, programmi e percorsi. Che bello lasciare che i piani si disfino tutti, almeno quando siamo liberi. Uno zainetto, la coperta per sedersi, qualcosa da mangiare e qualcosa da bere, una palla, qualche gioco semplice e da condividere come vasetti di didò e qualche macchinina. Potremmo metterci anche ore da qui all’angolo, ci sono così tante cose da osservare, o magari per assurdo tornare indietro subito: non importa, non è il dove a fare la differenza, è lo spirito di osservazione, il fermarsi e guardare il mondo, chiacchierare, osservare il camion che porta via i rifiuti, raccogliere sassi da colorare e fiori da mettere subito in un libro, sentire che rumore fanno i passi sopra gli aghi di pino, accarezzare un cane, passare a comprare del pane

Qui trovi…

Storia di un albero: piccola meditazione

Ci siamo trovati in una pineta e dovendo leggere una storia che non avevamo il piccolo viaggiatore intergalattico con cui condivido le mie giornate mi ha invitato a leggere un altro libro, un libro che a dire il vero non avevo mai considerato. Un ramo.

Anche un ramo può essere un libro, se lo guardi bene. Un libro dentro contiene una storia ed è così anche per il piccolo ramo. Dentro contiene anni, vita, radici. Tutto sta nel saperle vedere e nel fermarsi un attimo.

Ecco allora una storia che è diventata una piccola meditazione da fare insieme. Per trasformare le parole in azioni e lasciarci attraversare dal respiro e dal movimento. Ecco com’è andata…

〰️ leggiamo un libro?
a dire il vero non l’ho preso.
〰️ questo è il libro
OoOo. E cosa ci racconta questo libro?
〰️ È un pino.
E sai che cosa ci racconta questo rametto?
qui un tempo c’era un grande prato. Sì, proprio così. Solo un grande prato verde. Poi, ecco che sono arrivati dei giovani semi.
I cinghiali di notte ne hanno mangiati alcuni, con le loro zampe forti hanno corso e spaccato la terra. Alcuni semi sono scivolati fra le zolle, più giù nel profondo.
Come quando metti le dita fra la terra e, ecco così, e il terreno le ricopre.
Sai cos’è successo? È arrivata la pioggia che ha bagnato la terra. E poi uno strato bianco e spesso di neve ha coperto tutto: i semi si sono addormentati, sembravano non doversi svegliare mai. Poi un giorno è arrivato il sole di primavera, la luce più forte e altra pioggia.
Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, estate dopo estate, ecco una piccola foglia: è nata. È sbocciata. Piano piano dal seme ormai vecchio si è aperta una nuova via. Si è stiracchiata questa giovane pianta, si è allungata e stesa e alzata verso il sole
io ci sono, dice. Io esisto e vivo
〰️E l’albero è diventato grande. Così grande che le mie braccia non sono abbastanza lunghe per abbracciarlo tutto. L’albero è qui, alto e forte, dopo anni e anni e anni e anni, dice lui sottovoce.
Il tempo è un mormorio leggero che si perde nel vento.
🌀 sii seme nella terra, chiudi gli occhi e ascolta il respiro che si calma, i profumi nell’aria
🌀senti sotto le dita la terra, la polvere e il muschio
🌀alzati verso il cielo, sei come una fiamma. In te scorre la linfa che va dalle radici fino alla punta dei capelli, chioma accarezzata dal vento
🌀sei forza vitale, silenzio e presenza, uno in mezzo a tanti e insieme, intrecciati alla Vita