Camminata di un sabato mattina di marzo in montagna

Svegliarsi un sabato mattina quando è ancora presto, in tempo per vedere il sole che arriva in un mare di nuvole. Un mare di latte calmo che avvolge le montagne e galleggia fra gli alberi.

Gli uccelli. Ecco, nel silenzio si sentono loro, che in città spariscono: gli uccelli, i viaggiatori dell’aria che planano nel vuoto e si lanciano richiami.

Se ci pensi bene gli uccelli sono ovunque, nel mondo. Certo, cambia il tipo di specie, ma alcuni sono sempre gli stessi. Chiudi gli occhi e sei in un giardino tropicale al di là dell’oceano, chiudi gli occhi e sei affacciato a una finestra di questa vecchia Europa. Ci sono uccelli che viaggiano, instancabili, da una parte all’altra del mondo e intessono il globo con il filo lunghissimo della musica che nasce nella loro gola, serve il silenzio per sentirla.

Svegliarti presto. Aspettare il sole. Osservare il mondo che si sveglia lentamente insieme alla luce che arriva piano piano

Il miglior tonico che puoi metterti in faccia è la rugiada lasciata dalla notte e l’aria fredda che si appoggia sulla faccia e sulle gambe, la mattina, camminando passo dopo passo.

I caprioli e le lepri corrono a nascondersi. La nebbia protegge dai cacciatori un gruppetto di cervi scesi attraverso i prati da Cargedolo.

Respirare.

Abbiamo bisogno di aria pulita, strade vuote, silenzio.

Se c’è una cosa che dimentichiamo è quanto sia diverso il mondo quando hai meno di sei anni. Hai una camminata incerta, piena di soste: tutto ti attrae, tutto ti incuriosisce. Tutto è meraviglia.

Montagna non è solo sentieri e boschi, ma anche la lunga strada comunale che porta attraverso il paesaggio, fra i paesi che si svuotano d’inverno e case che si svegliano al sole, con i comignoli fumanti e le cataste di legna addossate ai muri. Piccoli viottoli segreti da esplorare senza fretta, nel verde, grandi strade sgombre con ai lati faggi, pini e il cielo immenso sopra, un cielo senza fine

Vuoi toccare, sentire, strisciare e strusciare. Ma non si può.

Abbiamo bisogno di correre, a tutte le età. Abbiamo bisogno di poterci sedere su un muretto al sole, andare a caccia di sassi belli, toccare tronchi di albero e morbido muschio verde. Camminare senza meta. Abbiamo bisogno di guardare un orizzonte che sia infinito, senza stacchi e interruzioni, e respirare cieli immensi, ascoltare il silenzio. Esercitarci a sentire l’infinito.

Ecco, il silenzio è una delle cose a cui non facciamo caso. Poi inizierà la giornata, con tutti i suoi rumori. In un attimo arriva il sole e allora ci scorderemo subito di quel territorio incerto che è la fine della notte e l’inizio del giorno, labile come il momento dell’anno in cui l’inverno finisce e inizia primavera; tra febbraio e marzo, un territorio senza confine fatto di mattine con la rugiada e la brina, luce sempre più forte e pomeriggi di nebbia, pioggia e sole.

Abbiamo bisogno di portarci nella giornata il silenzio.

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