Perché non scriveremo la letterina a Babbo Natale

Natale è una festa antichissima, è il momento dell’anno in cui la luce cala per poi magicamente iniziare a ritornare. Con nostro figlio, che ora ha due anni e mezzo, leggiamo storie di gnomi, elfi, fate e boschi a cui appartengono renne e cervi, che in questo momento sono più del solito 🙂 Babbo Natale, che in altri paesi del mondo era Nonno Gelo o Inverno, prima lo vedeva come uno gnomo. Rimane sempre un po’ perplesso quando la gente gli chiede se ha scritto la letterina: ora è piccolo comunque no, non la faremo. Non mi piace pensare che Natale sia una lista di regali, non mi piace l’idea di raccontare di una cassetta delle lettere chissà dove e a dire il vero già da piccola mi puzzava questa storia di questi Babbi Natale così numerosi e posticci che si vedono in giro. Al momento non scarteremo nemmeno i pacchetti perché non c’è un giorno unico di festa: ci sono regali quando ci va, ci sono giorni in cui stare molto insieme e andare a trovare quelli a cui vuoi bene. Ci sono lunghe serate a giocare e le candeline, quelle del compleanno, messe anche sul panettone perché ci divertiamo a cantare tanti auguri e spegnerle tutte anche in giorni imprevedibili. Abbiamo fatto l’albero e sotto una città di cartone con animaletti della fattoria e della jungla, treni e macchinine. Ci godiamo le lucine, di solito ne teniamo un filo tutto l’anno. E a proposito, a pochi giorni dal Natale e da Santa Lucia, ricorrenza molto sentita nel Nord ed Est Europa, intanto questa settimana si festeggia anche Hannukkah, la festa ebraica delle luci, quando si accende una candela ogni giorno in più, per otto giorni. E forse proprio questa simmetria ci ricorda che in fondo alle radici di questo periodo di festa c’è lei, la luce. Celebriamo la luce. Il seme messo nella terra arata in autunno che deve attraversare il buio per nascere una nuova primavera.

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