Com’era il mondo una volta?

Com’era il mondo una volta? Come si buttavano le cose, come si beveva e come ci si scaldava? Com’erano le case? Un viaggio nel tempo

Come si buttavano i rifiuti?

Là in strada ci sono i cassonetti e proprio in questi giorni li stanno cambiando: giallo la plastica, azzurro per la carta, i rifiuti misti e la campana verde del vetro, che adesso sarà sostituita da un paio di bidoni più piccoli e facili da manovrare, con il solito spazio rotondo sopra per introdurre le bottiglie. In altre città non ci sono nemmeno i cassonetti, per esempio dove vivono i nonni in Lombardia già da qualche anno la raccolta è casa per casa: si lascia fuori dal cancello il secchio del colore giusto e a seconda del giorno della settimana sarà ritirato. Anni fa, quando ero piccola io, era ancora diverso. Per tutti gli anni Ottanta, Novanta e in parte Duemila si mettevano grandi sacchi neri fuori dalle case: il camion dei rifiuti grigio passava la mattina presto. Ricordo che mia nonna spiava sempre il loro arrivo fra le tende colorate della finestra del soggiorno e per Natale lasciava un paio di bottiglie di vino proprio sul muretto rosa accanto, in segno di augurio.

E prima ancora? Come si buttavano le cose? In realtà di rifiuti ce n’erano molti meno. La plastica, per esempio, non esisteva. Il polipropilene è stato scoperto nel 1954 e pensa un po’, proprio da un ingegnere chimico italiano. Per questa scoperta Giulio Natta riceverà il Premio Nobel insieme al tedesco Karl Ziegler, il quale aveva isolato il polietilene nel 1953. La plastica occupa molto dei nostri rifiuti: sono di plastica i sacchetti, gli involucri delle cose, le bottiglie. Invece, una volta le bottiglie erano di vetro e non venivano buttate: si usavano le stesse bottiglie per imbottigliare di nuovo il vino e per prendere da bere l’acqua della fontana. Le verdure arrivavano dall’orto oppure dai mercati: si legavano con dello spago e venivano trasportate nei cesti di vimini, o quando necessario, avvolte in un foglio di giornale.

Anche per la pasta era così: non stava in un sacchetto di plastica. I negozi di alimentari, le botteghe, avevano grandi vasi di vetro o cassetti appositi di legno dove stava la pasta. I fogli di carta con cui venivano avvolte le cose potevano essere utilizzati per disegnare, scrivere e infine per accendere la stufa: non si buttava via nulla. Gli scarti di cibo? Venivano dati agli animali di casa e alle galline, oppure gettati fra la terra dell’orto. Ecco, un mondo dove si consumava meno: un mondo dove tutto veniva usato, riparato e trasformato di più. Non si conosceva la parola “riciclo” eppure si riciclava continuamente; le case erano spesso piccole, ma c’era quasi sempre abbastanza posto per conservare e custodire. Difficilmente si buttavano via le cose a cuor leggero, perché potevano tornare utili in modi imprevedibili.