Dell’Olanda ricorderai…
le strade, quasi ovunque pavimentate, che sembra un po’ di non uscire mai dal vialetto di casa
la mattina quando ti svegli in un giorno in cui il sole esce dalle nuvole ed è proprio una festa che ti mette di buon umore
il sorriso degli olandesi, salutano tutti con calore un po’ come fossero tuoi vicini da sempre. E tutti parlano inglese
le carote, che qui vendono con la parte verde così lunga che ci si potrebbe fare un bouquet
le case, con i soffitti bassi e le finestre così grandi che diventano una vetrata. E tu te ne stai lì davanti, ci potresti stare ore, a guardare in giardino come ci fossi già dentro, e senza neanche uscire di casa immergerti nel viavai della strada di fronte che in realtà di viavai ne ha pochissimo
i cieli immensi, di un grigio incostante, a pennellate di bianco, tono su tono senza fine, mutevoli come la pioggia che appare ogni tanto ma senza invadere troppo, solo un velo
le biciclette, ovunque. Parcheggi doppi e tripli di biciclette, davanti alla stazione che non si capisce nemmeno come si faccia a ritrovarla, poi, la propria bicicletta fra tutte le altre
i bambini, la pioggia e le bici. Tornano a casa da scuola sfrecciando, senza cappelli, né sciarpa con i capelli bagnati e a quanto pare non importa
i corvi. I corvi sono meravigliosi e irreali, di un tipo che in Italia non c’è. Sembrano ritagliati da vecchie illustrazioni di fiabe e invece no, sono reali. Atterrano all’improvviso, si girano e ti guardano. Hanno ali blu e nere come tuffati nell’inchiostro, piccoli occhi come capocchie di spillo che se li guardi impazzisci
le case, tutte strette spalla contro spalla, di mattoncini marroni e rossi. Con la vetrata della sala che dà sulla strada e l’altra vetrata affacciata su quello che in Inghilterra chiamerebbero backyard, il cortiletto del retro, dove ogni casa ha anche una casetta per gli attrezzi e a volte un divano dove stare a guardare le nuvole e bere birrette
i colori, perché non è vero che al Nord non c’è luce. Dietro i giorni di nuvole il sole avvampa il cielo di bianco come una lampadina e fa emergere tutte le sfumature dei toni della terra, dal legno degli steccati alle piante seccherelle di fianco alle porte di casa
i parchi gioco, che qui sono ovunque. Basta girare l’angolo ed ecco qui uno scivolo e un’altalena, tutti sono dentro un cerchio di sabbia così se cadi non ti fai male e ti illudi anche un po’ che sia un giorno di mare
gabbiani, corvi e le cannerelle, che si agitano davanti a ogni casa in ciuffi scomposti. Ognuno l’ingresso di casa lo personalizza in modo diverso ma i cespugli di cannarella con mancano mai. E poi l’erica rosa e piante lasciate allo stato selvaggio. Nei parchi si intravedono già i bulbi che in primavera sbocceranno in nuovi tulipani
gatti. Gatti alla finestra che guardano chi passa, immobili. E perfino portagatti da appendere con le ventose ai vetri delle vetrate, che se fossi un gatto mi sembrerebbe un’ottima soluzione per fare il gatto meditabondo davanti alla strada
le mani fredde ma non troppo e camminare, un isolato dopo l’altro si potrebbe andare avanti all’infinito e scoprire di essere arrivati in un’altra città o forse in un’altra dimensione parallela
il design, che qui tutti o sono qui per studiarlo o lo fanno o ci lavorano, e se ne parla sempre e lo si vede anche, qua e là appoggiato ai vetri che danno sulla strada sotto forma di oggetti bizzarri e a volte indefinibili comunque capaci di portare fantasia nella monotonia del grigio
i mercatini dell’usato, tanti, aperti a giorni alterni, ci trovi di tutto, piccole cose bellissime, giochi, libri, posate, abiti. Hanno prezzi così ridicoli che non ci si crede e creano il circolo virtuoso di uno scambio in cui gli oggetti continuano a vivere, viaggiando attraverso luoghi diversi e persone
✏️ abbiamo macinato circa 1800 km e da qualche giorno siamo a Eindhoven dove vogliamo sperimentare una collezione di momenti di vita olandese con l’amico Erik Campanini che neanche a dirlo anche lui si occupa di design