Giovedì, ’23.
Litighiamo. Tu lanci cose e io urlo. Facciamo pace, mi dici. No, non sono ancora pronta. Facciamo pace, facciamo pace. Ma hai capito perché mi sono arrabbiata? Facciamo pace. Allora ti dico sì, con la voce brutta e tu mi rispondi no, questa non è pace. E allora che cos’è pace? Pace è quando c’è amore. E che cos’è amore? Amore è quando tu abbracci qualcuno, quando abbracci una persona.
Oggi è stato litigi e ravvedimenti, il sole forte di stamattina e l’acquazzone improvviso delle tre, questo pomeriggio, quando ci ritroviamo tranquilli sul tappeto a giocare con le gru e le palline, cacciare via la polvere e impilare libri. E facendo ordine ritroviamo cose, ispirazioni per nuovi giochi, pensieri e tracce. Prepariamo il campo per papà, che questa settimana ha lavorato molto e tu un po’ ne soffri e ogni volta che senti un rumore: sarà papà alla porta, è tornato? E lo chiami.
C’è il sole del tramonto fra i tuoi capelli e nell’aria di nuovo limpida,la fine del temporale; dare i calci al pallone verde regalo di nonna e ridere forte mentre cerchiamo di fare canestro. Tu che sei voluto uscire di casa con i guanti di lana e ti sei disegnato la pelle con la mia matita azzurra degli occhi e siccome si è rotta mi sono anche arrabbiata un po’. La bici, le corse, un piatto di riso alle verdure condiviso con John che arriva dalla Nigeria e abita a Padova e io che avevo – di nuovo – perso la pazienza per la canina che abbaia e – ti sei calmata? – così dalla finestra uno sconosciuto si trasforma nella chiacchierata di uno capitato chissà come in questo borgo ora deserto e tu gli chiedi quanti anni hai e lui risponde cento.
Lanciare non significa mettere in ordine le cose, mi dici tu alla fine giornata. Una bellissima consapevolezza. Sono fiera di te, aggiungo, e uso questa parola – fiera, fiero – che tu hai sentito da qualche parte e da un po’ di giorni ti piace ripetere. Lanciare non significa mettere in ordine le cose, fare ordine è… spazio, guarda. Armonia, bellezza. Non trovi che ora ci sia molto più spazio per giocare e muoverci?
Piedi nudi, sentieri nel verde, fiori da annusare, il silenzio di settembre mentre in alto nel cielo passa un aereo – ascolta, guarda – le corse sfrenate, i chiodi che ora sai impuntare da solo, gli attrezzi e le cose che ti servono per conoscere il mondo – ma quelle vere eh, non per finta. Mammi, guarda per terra quante foglie, sta proprio arrivando l’autunno. Io che sorrido dentro perché mi divertono tutte le nuove parole che impari ogni giorno e sfoderi contento. La rincorsa e buttarsi al collo di papà, quando vedi la sua tuta arancione da lontano. Le piante del giardino e la terra arsa che bevono l’acquazzone. I programmi semplici e bellissimi: toast per cena, Lego e canoe di cuscini che navigano l’oceano immaginario del divano.
Ti amoro. Sai, ho pensato che sei la mia mammina bellissima, la più bella delle belle. Ci addormentiamo tutti e tre insieme fra luna e abbracci, intanto ritorno all’inizio del giorno. Guardo il tuo visetto addormentato e calmo, riascolto le prime parole pronunciate al risveglio. Ti amoro anche io. E ti tengo, col braccio sotto al tuo collo, la guancia sulla fronte e una mano sul cuore. All’unisono.