C’era una volta un ragazzo: si chiamava Hui-neng e abitava in Cina nella città di Xinzhou, oggi nella provincia di Guangdong.
Hui-neng lavorava la terra e faceva il taglialegna. Non sapeva scrivere né leggere, ma voleva sapere tutto del mondo e della vita, desiderava la conoscenza.
Un giorno decise di mettersi in viaggio per raggiungere il monastero di Hung-jan, a Mang-mei dove viveva una comunità di monaci. Un tempo i monasteri era luoghi dove imparare. la gente meditava, leggeva libri antichissimi e si confrontava con i maestri.
Hui-neng fu messo a lavorare in cucina. Nel frattempo, accadde che il patriarca, che per molti anni era stato a capo del monastero, decise di scegliere il suo successore, il maestro che sarebbe venuto dopo di lui.
A tutti fu chiesto di scrivere una poesia. Una poesia capace di esprimere il senso del buddhismo, il significato profondo della vita. La parola “buddhismo”, infatti, significa “svegliarsi alla conoscenza”.
Shen-hsiu, che era il capo monaco della comunità, scrisse questa poesia, che nella notte appese sui muri del corridoio dove dormiva il patriarca Hung-jan
Il corpo è l’albero del Bodhi;
La mente uno specchio lucente.
Abbi cura di pulirlo di continuo,
Non lasciare che la polvere vi cada sopra
Il giorno dopo i fogli di un’altra poesia comparvero appesi sui muri. Diceva così:
Non vi fu mai un albero del Bodhi,
Né mai uno specchio lucente.
In realtà, nessuna cosa esiste;
Dove dovrà cadere la polvere?
Il patriarca Hung-jan intuì che doveva essere stato Hui-neng a scrivere quella poesia. Allora lo convocò nella notte; gli affidò la tunica da monaco e la ciotola delle offerte, poi gli disse di andare sulle montagne: al momento giusto lo avrebbe chiamato e gli avrebbe trasmesso gli insegnamenti necessari per diventare un grande maestro.
* questa piccola storia zen per bambini e non solo è nata dalla lettura del libro “La via dello zen” di Alan W. Watts, Feltrinelli (2000)