Quello che potremmo fare

“E se i bambini perdono l’anno scolastico…”
E se invece di imparare la matematica e la geografia imparassero a cucinare?
A cucire? A pulire?
A prendersi cura di una pianta?
Se imparassero ad accarezzare più spesso i loro animali domestici e a fare il bagno da soli dall’inizio alla fine?
Se sviluppassero l’immaginazione e dipingessero un quadro?
Se noi genitori insegnassimo loro ad essere persone che si adattano, che i sacrifici esistono?
Se imparassero a stare insieme alla loro famiglia in un modo nuovo, diverso …
Se imparassero queste cose, se noi genitori gli insegnassimo ad apprezzare il poco, l’attesa, la pazienza, ecco forse non ci sarebbe un anno perso ma la conquista di un grande futuro
Eleonora Soligo

Quello che potremmo fare…

è imparare una cosa che non ho mai fatto e
insegnarla ai miei figli.
Colorare distesi sul pavimento.
Usare internet per trovare come cucire un vestito,
ascoltare una favola in streaming
iniziare a fare domande intelligenti a Google
impastare tutti insieme il pane fatto in casa
farci le coccole sul divano
spulciare le vecchie riviste e poi
tagliare le figure per farci un collage.
Guardare le vecchie foto delle vacanze,
scrivere un album con i ricordi di famiglia.
Dipingere un muro dopo averlo disegnato,
piantare semi in tanti vasetti sul davanzale
preparare una crostata per merenda.
Leggere a voce alta un libro,
cercare quotidiani di altre lingue e Paesi,
studiare la geografia andando a cercare vecchie fotografie.
Telefonare a quelli lontani,
fare un puzzle di famiglia,
scoprire che so ancora disegnare
o
posso imparare.
Trasformare il tempo in un’avventura nuova…

Cos’è quello che potremmo fare, in quarantena e nel tempo normale, quando torneremo alla solita routine?
Per non dimenticare ispirazione, consapevolezza, idee.
Per non dimenticare che più dei viaggi quello che ci serve è l’immaginazione per viaggiare e diventare espploratori di questa vita in perenne movimento.
Per non dimenticare che l’educazione non è una cosa che si fa tra i banchi di scuola.
Educare è ovunque e in ogni attimo, un modo di vivere il tempo e la famiglia.
Perché si cresce anche quando non pensiamo di farlo, ci si evolve nelle condizioni migliori così come nelle peggiori, anzi spesso sono gli ostacoli ciò che trasformano il viaggio in un’esperienza unica.
Dipende da noi l’uso che vogliamo fare del nostro tempo.

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Per l’inesauribile creatività dimostrata durante la primavera in quarantena si ringrazia Daniela Falduto, igienista dentale a Busto Arsizio e mamma decisamente ricca di fantasia

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Più il tempo davanti a me si accorcia, più quello che sento di dover fare aumenta. Per i miei 80 anni mi sono regalato un futuro: ho fatto un elenco di cose da fare, sto recuperando, leggendo libri su libri. Come se l’ultimo giorno della mia vita fosse il mio esame di maturità: devo arrivarci preparato, devo aver fatto ancora tanti film…

Io vengo da una cultura contadina, dove la morte ha un diritto di cittadinanza che oggi le viene negato, mia zia faceva la vestitrice di morti, il nonno si sceglieva il posto al cimitero davanti al sole…

Io ho paura! Paura che faccia anche male fisico. E poi non so pensarla. Ma frequento i morti: quello che leggo, che ascolto sono opere di chi non c’è più. Come se dovessi andare preparato alla maturità.
Pupi Avati

Dall’intervista di Marina Cappa a Pupi Avati per Vanity Fair, 27 febbraio 2019

Il post è in evoluzione.
Se hai idee su cose che potremmo fare, da soli o in compagnia, aggiungi il tuo pensiero…

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2 commenti a “Quello che potremmo fare

  1. … commovente e bellisssimooooo…🌺💚🌺

  2. … bellissimoooo ❤️ struggente ❤️

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