
La percezione dell’infinito
Entra. Adesso una porta si chiuderà alle tue spalle.
Tutto è buio, un’oscurità compatta e senza fine che si allunga in ogni direzione. Che cosa sta accadendo? Istante dopo istante compaiono piccoli punti luminosi vibranti: sono mille, diventano milioni; accendono piano piano il buio. Sono ovunque, tutto intorno. Un infinito luminoso, vibrante. Respiri, mentre la luce si accende e sparisce per poi ritornare, come un grande cuore che batte.
La prima volta che ho visto un’installazione di Yayoi Kusama è stato nel 2009 al Pac di Milano. Le sue sculture era posizionate nella sala di fronte alla grande vetrata sul giardino. Il museo, che probabilmente ora sarebbe stato preso d’assalto, era vuoto. Solitaria, in una sala sulla destra era stata posizionata una piccola costruzione, simile a una casa di legno, un cubo sigillato. Yayoi Kusama aveva immaginato un intero ambiente, come veniva definito nella presentazione della mostra: “Aftermath of Obliteration of Eternity”, che oggi fa parte della collezione del MFAH, The Museum of Fine Arts di Houston.
Legno, metallo, specchi, plastica… acqua! Ecco gli elementi utilizzati dall’artista. Una volta entrati in questa piccola stanza si è invitati a sostare su quella che si rivelerà essere una piattaforma centrale circondata dall’acqua. La porta si chiude alle nostre spalle e all’inizio, per un lungo attimo, si è immersi nella completa oscurità. Gradualmente tante piccole luci appaiono: gli specchi le moltiplicheranno, mentre l’acqua, che scorre ai nostri piedi attorno alla pedana di legno posizionata al centro, contribuisce a creare il movimento.
La percezione dell’infinito è sempre un istante di magia: pura meraviglia fra orrore, terrore, curiosità e stupore, bellezza
All’inizio sembra di essere capitati in una scatola chiusa, sigillata dall’esterno, un attimo dopo di venire catapultati nello spazio e fare un viaggio intergalattico. L’impressione, che in primo momento è di sospensione e può persino sfiorare il panico, si trasforma in pura meraviglia. L’installazione “Aftermath of Obliteration of Eternity” è stata creata da Yayoi Kusama in occasione del compleanno per i suoi 80 anni. L’artista prende ispirazione dalla cerimonia di Tōrō nagashi, Water Lantern, celebrata ogni anno in Giappone. Negli ultimi anni in questa occasione spesso si ricordano anche le vittime di Hiroshima e Nagasaki, ma Tōrō nagashi è una festa antichissima della tradizione buddhista, legata a Obon, la ricorrenza dedicata agli antenati.

Il termine giapponese Tōrō significa “lanterna”, mentre nagashi indica il “flusso”. Durante questa festa annuale lanterne luminose costruite con la carta, come piccole barche da affidare alla corrente, vengono lasciate andare e affidate ai corsi d’acqua, che le trasporteranno via, senza meta. In occasione dei tre giorni previsti per Obon, o Bon, che di solito si celebra alla fine di luglio o a metà agosto a seconda delle regioni giapponesi, si fa ritorno a casa, si puliscono le tombe e l’ultima sera, quando ha luogo il Tōrō nagashi, si lasciano andare le lanterne luminose sull’acqua come gesto simbolico, per aiutare gli spiriti dei defunti a raggiungere l’aldilà e rinascere. Sembra che il rito rievochi anche un’altra leggenda giapponese, che racconta come l’essere umano venga dall’acqua e così all’acqua si ritorna: questo ci ricordano le anime luminose delle lanterne che fluttuano nella notte.
Eternità. Infinito. Spazio. Flusso. Impermanenza. Transitorietà. La bellezza dell’effimero diventa sensazione di eternità nel ciclo del tempo che ritorna. Morte: la meditazione sul senso della fine si fonde nello stupore dell’universo, infinito, e del tempo eterno che ci circonda, di cui facciamo parte senza esserne gli unici protagonisti. Nell’installazione immaginata dall’artista tutto si spegne e riaccende, a intervalli regolari, un movimento che rievoca quello del cuore, il suo ritmo vitale, instancabile, ricordando il ciclo stesso dell’esistenza, il suo infinito pulsare.
Passo dopo passo, camminiamo nell’installazione e mentre cambiamo il nostro posto trasformiamo lo spazio. Anche questo è un messaggio che emerge dalle opere di Yayoi Kusama, dove spazio e tempo si incrociano dando origine a una cornice di cui entriamo a far parte e che interagisce con gli altri partecipanti, come accade alla Tate Modern di Londra, dove camminare all’interno delle tre Infinity Mirror Rooms diventa un viaggio condiviso in cui incrociare gli sguardi degli altri, fondersi e distinguersi, esplorare la propria percezione e spiare le relazioni altrui: stupirsi, insieme.
Una delle critiche fatte da molti internauti su “Fireflies on the Water”, l’installazione di Yayoi Kusama presentata nella mostra “Infinito Presente” al Palazzo della Ragione di Bergamo (perennemente sold-out) è il costo del biglietto rispetto all’esiguità del tempo a disposizione per la visita, appena un minuto. Eppure, un minuto diventa l’istante eterno in cui dare a ognuno – e gli interessati sono tanti, tantissimi – la possibilità di sperimentare un’esplorazione della percezione che riguarda il nostro corpo e il senso stesso del tempo. Ci sono cose che possono accadere solo in solitudine. Ciò che accade, mentre il buio viene abbagliato da 150 luci che si illuminano come uno sciame di lucciole in una notte di giugno, è di perdere i confini del nostro corpo. In una stanza si tenta di ricostruire un universo in miniatura e per un attimo, solo per una frazione di istante, il senso del nostro controllo interno, di solito sempre vigile, viene destabilizzato. Accade, così, di respirare e tutto l’universo respira con te. Sei il buio, sei la luce: ti senti anche se non sai come definirti. Solo per una manciata di secondi sperimenti l’assenza di confini: pura meraviglia. Non è forse questa l’eternità? O almeno un assaggio.

installazione di Yayoi Kusama alla Tate Modern di Londra, visitata nel 2022
Riferimenti
“I want to live forever” Yayoi Kusama al Pac di Milano 2009-2010
Aftermath of Obliteration of Eternity (2008)
“Infinito Presente” al Palazzo della Ragione di Bergamo (2023-2024)
Yayoi Kusama: Infinity Mirror Rooms alla Tate Modern (2020-2024)
