La luce di maggio e giugno
l’estate vera, diceva la nonna.
Lei che puntava il dito
misurare il tempo delle stagioni in spazio,
quello che il sole impiega
per andare da un crinale all’altro
il viaggio della luce
la montagna, da marzo a ottobre.
Inconfondibile il sole delle mattine di giugno
arriva sulla spalle e fa spalancare gli occhi.
Lucertole stese sui sassi dove l’acqua evapora in fretta
immobili
ci beviamo ogni goccia di luce
all’improvviso
è comparsa una rosa
sul muro.
Sono in ritardo quest’anno,
i fiori di questa primavera scompigliata
ogni nuova nascita si prende il suo tempo per arrivare,
suo e di nessun altro.
È la stagione in cui il cancelletto di casa si trasforma in un’illustrazione,
diventa passaggio
una porta sonora
fra i rami delle cotonastre
il ronzio di mille api
la scia
dolce dolce
mille minuscoli fiori bianchi
fitti fitti
Tu che le api non le avevi mai sentite
pieghi la testa e fai una faccia pensosa
poi scoppi a ridere e non ci fai più caso

prendo appunti sul Tempo da tutta la vita. Perché viaggiamo attraverso lo spazio, eppure non siamo altro che viaggiatori del tempo, persi nella geografia del nostro divenire